
IMPARIAMO E INSEGNIAMO AD APPRENDERE CON GIOIA!
Tra i miei ricordi più belli della scuola elementare (così, allora, definivamo tutti l’attuale scuola primaria) c’è una tragedia sfiorata.
Una fuga di gas o qualcosa di similmente allarmante, una mattina ci costrinse a fuggire tutti dalle aule e a rifugiarci nel cortile della scuola a fare lezione. La solita monotona routine delle lunghe ore inchiodata al banco, fu spezzata da un imprevisto che sicuramente gettò nel panico i grandi, ma divertì molto me. Incosciente per la mia tenera età, con il mio grembiulino bianco, mi sedetti sul prato felice!
Non c’è bisogno di sfiorare tragedie per portare i bambini fuori dalle aule, ma è, invece, un loro fondamentale bisogno, quello di vivere esperienze ed emozioni in natura, quindi fuori dalle aule.
Proprio questo ci racconta Ilaria D’Aprile nel suo ultimo libro: “Apprendere con Gioia. Outdoor Education nei cortili scolastici”.

Un libro che mi ha conquistata a partire dal titolo, che richiama alla mente il significativo quesito di Rodari: “Vale la pena che un bambino impari piangendo quello che può imparare ridendo?”
Chiaramente no, ma come ci rende consapevoli l’autrice nell’introduzione al suo manuale, oggi i ragazzi vivono in una condizione che potremmo definire di “arresti domiciliari- scolastici”. Secondo i dati Istat, infatti, trascorrono circa l’85% del loro tempo rinchiusi tra casa e scuola. Poiché i bambini si trovano a non poter manifestare la loro naturale vivacità ne consegue la diffusione di un “deficit di natura”- evidenziato da Richard Louv- come una progressiva alienazione dalla natura che conduce, tra le altre cose, disamore nei confronti dell’ambiente, minore utilizzo dei sensi e maggior tasso di malattie fisiche ed emotive”.
Per questo è essenziale familiarizzare con la natura sin da piccolissimi, lasciare che i bambini si sorprendano delle sue meraviglie e imparino ad amarla, proteggerla e rispettarla, perché se la pianta del bosco, il ragno, l’ape e la coccinella non ci emozionano da piccoli da grandi non saranno altro che cose senza valore o solo nella misura in cui possono essere contabilizzate in senso monetario e che quindi sarà possibile distruggere a nostro piacere con un colpo di mano. (Ilaria D’Aprile)

L’Outdoor Education non si limita a spiegare il rispetto o il senso di responsabilità, li dimostra nella pratica facendoli vivere nell’ esperienza diretta. Come aveva ben intuito Maria Montessori, per un bambino abituato a vivere il presente senza curarsi del domani, prendersi cura di un essere vivente, pianta o animale che sia, risveglia un’attitudine di previdenza e amore fondamentali per il suo sviluppo psico-fisico. Imparare a pensare al domani, sapere che la pianta si secca se non la si annaffia e che gli animali vanno accuditi e sfamati, crea nel bambino un collegamento d’amore tra l’attimo che passa e l’attesa del giorno seguente. Come testimonia Emanuela Bussolati:
Osservare i segni delle stagioni dà il ritmo del tempo. Adottare o curare una pianta dà il senso di responsabilità. Conoscere e avere cura sono due stati affini. La creatività viene dalla cura e dalla conoscenza.
Non bisogna però pensare che l’Outdoor Education consista “semplicemente” nel giocare e fare movimento all’aperto. L’OE non è improvvisazione, ma un’affettuosa e attenta osservazione dei bisogni dei bambini. Come ci riporta D’Aprile, se consideriamo l’apprendimento non solo come trasmissione di nozioni ma ciò che coniuga conoscenza, abilità e atteggiamenti orientandoli nella direzione di uno sviluppo personale allora consentire ai bambini di trascorrere tempi non residuali ma significativi all’aperto è la condizione fondamentale per affidare a loro stessi autonomia di azione e di relazione impossibile in ambienti chiusi.
Come sottolinea Cooper l’Outdoor Education abbraccia svariate discipline:
può incorporare arte, scienza, scienze sociali, matematica ed educazione fisica; attraversa discipline e soggetti, coinvolge domini cognitivi, affettivi e psico-motori. Non ha vincoli di orari, di programmi e questa maggiore flessibilità ed enfasi sugli apprendimenti attivi e di prima mano offre l’opportunità di mettere in discussione le strutture e i valori dominanti nelle società.
Innumerevoli sono i benefici relazionali, cognitivi ed emozionali dell’OE, ma soprattutto di questi tempi, come anch’io ho scritto in Natura: Scuola, Salute ed Esperienza e (in tempi non sospetti) in Non esiste buono o cattivo tempo, ma solo buono o cattivo equipaggiamento e spirito, è molto più probabile ammalarsi nelle aule e in generale nei locali chiusi, che all’aperto e dunque, l’Outdoor Education si pone come risposta ideale al problema degli spazi necessari per il distanziamento fisico richiesto, per far fronte al covid-19.
Questo e molto altro troverete nel lavoro di Ilaria D’Aprile.
Il libro è diviso in due parti, nella prima parte, Outdoor Education, l’autrice racconta e motiva la scuola che sogna, una scuola che esca dall’aula per abbracciare la natura e dunque la Vita nelle sue molteplici sfaccettature.

Nella seconda parte, Sei cammini per l’Outdoor Education, vengono proposte attività molto interessanti in cui bambini ed educatori possono sperimentarsi vicendevolmente, poiché non è detto debba sempre essere l’educatore (o genitore) a insegnare e il bambino ad apprendere:
L’apprendimento si fonda su un rapporto di rispetto e amore. Un vero maestro ama i suoi alunni quando mette da parte il proprio “ego” e dona loro la parola. Egli sa che solo ascoltando e riconoscendo il valore di ciascun pensiero ed espressione si restituisce dignità al bambino. Questo atteggiamento nutre la fiducia del bambino nell’adulto, aumenta una sana autostima e permette la costruzione collettiva della conoscenza, perché l’opinione di tutti arricchisce lo sguardo culturale su un determinato sapere. (Ilaria D’Aprile)
Insomma, se vogliamo costruire una scuola e una società migliore per il domani, tutti dovremmo assumerci la responsabilità dell’educazione dei bambini. Credo che questo libro possa rivelarsi uno strumento importante nelle mani di educatori e genitori e sarebbe utile, se arrivasse anche nelle mani di qualche governante. Un cambiamento è possibile se tutti ci impegniamo a fare la nostra parte, partendo dai gesti più semplici, per esempio come ci suggerisce D’Aprile:
trovare il coraggio di concedere ai bambini la possibilità quotidiana di essere felici, giocando in cortile.

Shake your mind
Paola

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