NONNA TI VA DI BALLARE?
Quando ero piccola, mia nonna mi insegnò a lavorare a maglia, mi insegnò a ricamare con il punto croce, mi insegnò a ballare il Valzer e ogni sabato mattina non si scordava mai di accendere la radio per ballare con me in tutta la casa.
Pensando al nuovo tema del nostro blog, LA NATURA, non potevo far altro che riflettere su un tema che, da anni, è ormai oggetto di studio ed interesse della Pedagogia Sociale: L’EDUCAZIONE INFORMALE. Non dobbiamo mai dimenticare che parte del sapere che i soggetti accumulano, viene appreso in modo spontaneo e naturale nei contesti di vita quotidiana. Questo sapere traduce gli impliciti culturali e i modelli di pensiero tipici di una certa comunità in un certo periodo di tempo. Si parla infatti di trasmissione sociale e culturale, non intenzionale, ma spontanea.
L’Educazione Informale è potenzialmente presente in ogni luogo e si traduce in pratiche relazionali e comunicative che generano apprendimenti, a volte molto più attraenti di quelli che vengono generati dall’Educazione Intenzionale scolastica (Educazione Formale). Pensiamo alla pervasività e alla potenza che l’Educazione Informale assume nelle nostre vite quotidiane.
Apprendiamo contenuti dalle relazioni con i nostri amici o dagli scambi comunicativi con i nostri colleghi, ma è LA FAMIGLIA IL LUOGO EDUCATIVO NATURALE PER ECCELLENZA! Se ci pensiamo bene, è in famiglia che il bambino apprende modalità relazionali fra soggetti di diversa età (i genitori), relazioni fra i pari (fratelli o sorelle), relazioni fra adulti di generazioni differenti (i nonni).
Quando mia nonna decise di insegnarmi a lavorare a maglia, io non ne ero così entusiasta. “Per quale motivo oggi dovrei imparare ad usare lana e ferri? A cosa mi potrà mai servire? Tanto c’è lei che è capace e se avrò bisogno di qualcosa, chiederò a lei una sciarpa per l’inverno.” Capii molti anni dopo che, attraverso il lavoro a maglia, mia nonna mi stava trasmettendo in modo naturale e non intenzionale la capacità di prestare attenzione alle piccole cose, di portare pazienza quando siamo alle prese con un’attività impegnativa e creativa, di scegliere con cura gli strumenti con cui lavorare. Una lana troppo fine può essere difficile da lavorare, una lana troppo grossa può rendere difficile l’utilizzo dei ferri. Mi stava insegnando che quando abbiamo in testa un progetto, non sempre le cose vanno come avevamo pensato, ma abbiamo sempre la possibilità di rimediare:
“Nonna, mi è sfuggito un punto, come faccio? Ti è sfuggito un punto perché stai andando troppo di corsa”.
Quando mi chiedeva di lavarle i capelli e metterle i bigodini (spero sappiate che cosa siano) mi stava insegnando a prendermi cura delle persone, mi stava insegnando che per una donna è importante aver cura del proprio corpo, mi stava insegnando l’importanza della tradizione del rito. Quello era un momento nostro che avveniva sempre con le stesse “mosse”: shampo, balsamo, pettine, bigodini, beccuccio, retina, casco, togliere retina, togliere beccuccio, togliere bigodini e pettinare la piega….e così all’infinito…o quasi.
Quando ballavamo per casa il sabato mattina, dopo aver bevuto la nostra spremuta d’arancia con lo zucchero per togliere l’aspro, mi stava insegnando ad avere il senso del ritmo, mi stava insegnando a “sentire” il corpo dell’altro e a muovermi con esso per creare armonia, mi stava insegnando ad allenare l’orecchio a sentire la musica per poi tradurre il ritmo in passi danzanti.
“Tu sì che sei brava, quando ballo con tuo nonno, lui non segue il ritmo. Settimana prossima verrai con noi al centro anziani a ballare con i vecchietti…ti va?”
Andai…e scoprii che la vita ha un tempo…scoprii che quello che ti insegnano a scuola rappresenta una parte di tutto ciò che c’è da apprendere per dare alle nostre vite un senso.
Vi ho raccontato esempi molto semplici, ma che per me hanno avuto una potenza di insegnamento che ancora oggi, in modo non del tutto consapevole, tornano nel mio agire e hanno aiutato a definire la mia identità professionale. Non dimentichiamoci quindi della potenza dell’Educazione Informale, di quella dimensione naturale e spontanea che non ha le pretese di arricchire la mente quanto piuttosto il cuore. È di questo che abbiamo bisogno!
Shake your mind
Alessia