
La liberazione del corpo femminile
Immaginate di aprire il vostro armadio e non trovare più pantaloni, giacche, t-shirt e sneakers, ma solo rigidi corsetti, ampie gonne con crinolina, fascianti sottogonne e tacchi altissimi. Quale sarebbe la vostra reazione?
La cosa che io non riuscirei a sopportare è che indossandoli non avrei la libertà di muovermi da sola e come vorrei.
Una delle immagini che mi viene in mente e che può rendere l’idea è tratta dal film “La maledizione della prima luna”, quando Elizabeth Swann (Keira Knightley) fasciata da un corsetto che le toglie il fiato, per essere “più bella”, sviene e rischia la vita cadendo in mare, viene poi salvata da Jack Sparrow (Johnny Depp) che per farla respirare di nuovo le taglia il corsetto.
Ma sapete che quegli abiti e accessori sono stati creati apposta per rendere le donne “impedite”?
Sembrano tempi lontani ma è stato così fino all’inizio del ‘900 quando i corsetti diventarono così stretti che oltre ad impedire ancora di più la respirazione iniziarono a deformare le costole, danneggiare gli organi interni e la colonna vertebrale. Pensate che l’attrice e cantante Polaire era arrivata ad avere una vita di 40 centimetri! Purtroppo tutto questo per le donne non era una scelta, ma un obbligo. Senza il punto vita stretto non avrebbero mai avuto un “buon matrimonio”. Cioè non avrebbero mai trovato un uomo che le proteggesse e si occupasse di loro, sì perché da sole non sarebbero neanche state in grado di camminare.
Tutto questo essere “ornate e deformate” serviva anche a sottolineare lo status sociale dei mariti o dei padri, le donne erano solo una decorazione da esibire a differenza di quelle che, appartenendo ad una classe inferiore, erano costrette a lavorare e quindi libere di muoversi.

I primi ad iniziare una battaglia contro i questi “strumenti di tortura” furono medici, sociologi, artisti e pedagogisti, preoccupati degli effetti collaterali di questi indumenti. Tra loro Constance e Oscar Wild iniziarono a parlare di abiti e corpo liberi e Isadora Duncan fu la prima ad esibirsi indossano tuniche greche nella sua “danza libera”.
E gli stilisti? Beh il primo ad eliminare il corsetto dalle sue collezioni fu il parigino Paul Poret ma poi pensò bene di portare la vita, e quindi anche il seno, sempre più in alto e impedire i movimenti con gonne troppo strette per camminare liberamente, le famigerate “jupe entravèe” che scendevano così aderenti fino alle caviglie da obbligare il moviemento in piccoli passettini… Io mi chiedo, tutto bene Paul?
Quindi posso affermare con sicurezza che colei che davvero liberò in modo definitivo il corpo femminile fu Coco Chanel. Chi mi conosce sa che lei è da sempre il mio punto di riferimento nella moda e quello che scrivo ora me l’avrà sentito dire più e più volte (pensate che la sua rivoluzione è stata il tema centrale anche della mia tesina di maturità…).
Ma se non conoscete la sua storia e associate il suo nome solo a lusso e frivolezze, vi consiglio di continuare a leggere.
Chanel iniziò la liberazione del corpo femminile dai cappelli, perché non l’ho detto prima ma nel periodo della Belle Èpoque le donne indossavano anche ingombranti e troppo decorati capelli, mancava giusto questo per essere ancora meno libere di muoversi, no?
I cappelli prima di Coco Chanel… …I cappelli con Coco Chanel
Con l’inizio della Prima Guerra Mondiale e gli uomini impegnati al fronte, le donne furono obbligate a lavorare e guidare, quindi iniziarono ad indossare gli indumenti maschili ma solo in quelle occasioni.

Chanel interpretò questo cambiamento proponendo una versione femminile della moda maschile. Non si trattava più solo di indossare gli abiti da uomo ma significava poter avere abiti che prendevano spunto da quelli maschili ma erano pensati apposta per le donne. E soprattutto si potevano indossare non solo per lavoro e sport ma anche nel tempo libero.
L’immagine della donna Chanel era emancipata sia nella vita che nel lavoro e rappresentava uno stile che lei pensò prima di tutto per se stessa. Era solita indossare camicie maschili e cravattini, non voleva dipendere dagli uomini ma ambiva a lavorare per diventare ricca.
Iniziò dai cappelli ma subito dopo creò camicie di maglia, felpe e cardigan, anticipò la moda dell’abbronzatura e dell’abbigliamento sportivo ma sopratutto fu anche la prima ad utilizzare il jersey.
E sì, dovete ringraziare Coco per la vostra t-shirt preferita o per quell’abito così comodo! Come sempre cercò di trovare la soluzione migliore in un momento di difficoltà, infatti durante la Guerra era difficile procurarsi i tessuti così iniziò ad usare i tweed maschili (quelli che ora nella versione pastello sono uno dei simboli della Maison) e il jersey, fino ad allora utilizzato solo per la biancheria intima maschile. Dopo averlo acquistato iniziò a realizzare gonne più corte a pieghe e cardigan con tasche applicate.
Chanel e un’amica con i tipici completi in jersey Il completo in jersey diventa più aderente, Coco lo indossa con camicetta, cintura e gioielli Esempio di tailleur in tweed Chanel
Sdoganò il concetto di semplicità, prima visto solo come povertà e diede spazio ad una donna nuova, che le somigliava molto di più rispetto a quella dell’epoca precedente. La donna del XX secolo, dinamica, androgina, che univa tratti maschili e femminili, non più desiderosa della protezione di un uomo ma indipendente, libera.
Chanel in abito da sera Iconico ritratto di Gabrielle Chanel a cinquant’anni, realizzatto da Man Ray
Quante cose avrei da dire ancora su di lei.. Tante! Ma se oggi aprendo il vostro armadio trovate capi in jersey, pantaloni, gonne comode, camicie, scarpe basse, tubini e cardigan, il merito è anche suo. È riuscita a fare una rivoluzione sociale partendo dai vestiti.
Shake your mind
Carlotta
Bibliografia:
“Maschile, femminile e altro” di Hélène Blignaut e Liuba Popova, Ed. FrancoAngeli
Fotografie tratte da “MODA il secolo degli stilisti” di Charlotte Seeling

Libertà Interiore

La danza della libertà
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2 commenti
Antonietta demartini
Coco,sublime mai trovato nei miei lunghi anni (74) nulla che l’abbia mai lontanamente eguagliata.ho naturalmente la sua biografia (chanel end her world di edmonde charles roux.quando moriro vorrei essere sepolta con un suo bellissimo abito da sera (ma è e restera un sogno!!
bioshakeblog
Grazie per il suo commento, mi scuso per non aver risposto prima! Coco ha fatto tanto per liberare le donne e seppur si dica non abbia avuto un bel carattere, mi sarebbe piaciuto conoscerla! Un abbraccio, Carlotta