
Quando la bellezza diventa un obiettivo educativo
Avete mai sentito parlare di educazione estetica? Se ci fermiamo un secondo a pensare, riusciamo sicuramente a renderci conto di quanto sia importante che un bambino cresca in un ambiente in cui l’ordine, l’armonia e “l’amore per ciò che è bello” siano elementi fondamentali.
Fin dai servizi della prima infanzia, l’ambiente viene curato e organizzato per trasmettere protezione e garantire che lo sguardo del bambino possa essere catturato da colori, immagini, persino suoni e profumi in grado di riportarlo al bello. Non illudetevi che i bambini piccoli siano immuni dalla bellezza! Il loro sguardo ingenuo permette di coglierne ogni sfumatura. Quel luogo fisico rappresenta un vero e proprio “rifugio” in assenza della mamma e, oltre alle competenze degli educatori, è importante che anche il luogo trasudi bellezza. L’entrata, le sale in cui si gioca, lo spazio per il pranzo, persino quello della nanna!

Se proseguiamo nella crescita, scopriamo che anche gli spazi organizzati nelle scuole godono di un legittimo riconoscimento. I cartelloni appesi alle pareti con le regole grammaticali o con le tabelline da imparare a memoria, per essere davvero efficaci devono essere colorati, ordinati, visibili, in una parola: belli! Classi con l’intonaco usurato dal passare del tempo, vengono ricoperti con nastri colorati, foto, ricerche ed è incredibile vedere come gli occhi dei bambini non siano mai stanchi di gustare questa bellezza. Non si parla di un semplice “abbellimento” delle pareti. E’ la maestra che si prende cura dei propri alunni, offrendo loro un luogo che non è solo di apprendimento, ma è anche e soprattutto un luogo di relazione.

Proseguendo con l’età, si arriva alla scuola media e qui scopriamo che non sempre è presente la stessa cura che si intravvedeva nei luoghi della prima infanzia. Rimangono forse solo i docenti di storia dell’arte che appendono alla fine del mese le tavole, e a volte neanche tutte, solo quelle più belle. Ma chi siamo noi per mettere limite alla bellezza che ci viene proposta? Un girasole i cui petali sono stati colorati uscendo dai contorni, non rimane lo stesso un’opera d’arte degna di essere apprezzata? Spesso ce la prendiamo con i nostri alunni più grandi sostenendo che non sanno “apprezzare” ciò che stiamo dando loro. Siamo sicuri che noi apprezziamo quello che loro quotidianamente condividono con noi? Non smetterò mai di sostenerlo: la scuola è relazione!

E quando si arriva nelle scuole superiori? Mi ricordo bene quanto i corridoi del mio liceo fossero tristi. Appesi alle pareti trovavo solo avvisi, orari delle assemblee, piano di evacuazione. Ho la fortuna di lavorare anche in un liceo artistico in cui arte e creatività non sono solo le parole chiave delle singole classi, ma di ogni angolo della scuola. Alle pareti vedo progetti, volti, sculture! Sarà così anche in un liceo classico? Io spero proprio di sì.
Educare al bello è possibile. Da dove partire? Se abbiamo deciso di svolgere questa professione, se siamo davvero degli educatori e dei formatori dobbiamo riflettere anche sull’educazione estetica come supporto agli apprendimenti. Non è un di più, è la premessa dalla quale partire. Se ciò che condivido con il mio studente è bello, questo non verrà appreso meccanicamente, ma verrà anche apprezzato e reso uno strumento per moltiplicare altra bellezza.
E voi come avete reso le vostre aule più belle e accoglienti? Che cosa condividete di bello con i vostri studenti? In che modo moltiplicate la bellezza?
Shake your mind
Alessia

"Vi svelo un segreto: amo il mio lavoro!"

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