
IO NON VOGLIO UN BRAVO BAMBINO!
Sono seduta da sola in un bar e osservo gli altri clienti chiacchierare, raccontarsi l’un l’altro, isolarsi con il cellulare…la mia attenzione viene catturata da una vocina delicata alle mie spalle. E’ una bambina vivace e molto allegra che mangia un dolcetto con mamma e papà. Lei richiede giustamente attenzione e cura e lo esprime nell’unico modo che conosce (o che le è stato insegnato) cioè alzando il tono di voce, attirando di conseguenza anche l’attenzione delle persone attorno al loro tavolo. La risposta non tarda ad arrivare: “Fai la brava altrimenti ti tolgo il dolce e lo mangio io”.
Sono in una sala d’attesa. Una porta si apre ed esce un bambino. Si avvicina alla mamma che gli chiede: “Sei stato bravo oggi o ti sei comportato come al solito?”. Il bambino inizia ad urlare.
Sono al supermercato. Il papa spinge il carrello, il bambino lo segue correndo per non rimanere indietro. Papà mi compri questo? Sei stato bravo oggi all’asilo? No, quindi mettilo giù e andiamo, veloce.

Potrei continuare all’infinito a raccontarvi episodi di questo tipo. Situazioni in un cui il “bravo bambino” non ha fatto il suo dovere. Purtroppo la cultura con la quale siamo cresciuti definisce un “bravo bambino” come un infante ben educato, che sa stare nei diversi contesti che incontra, che ha successo a scuola, che pratica sport, che sa suonare uno strumento. Viene da chiedersi: qual è il prezzo psicologico che il bambino paga per dover corrispondere alle aspettative dei genitori? Il prezzo è la perdita della dimensione più pura e necessaria per un sano sviluppo infantile: la libertà e la spontaneità. La letteratura infantile ci ricorda che uno dei rischi più pressanti e diffusi tra i genitori, è quello di proiettare sul bambino i loro desideri mancati, le loro paure mai risolte, le loro speranze mai realizzate. Il tempo dell’infanzia e della fanciullezza sono sacri, irripetibili e delicati. Aver cura di questi preziosi momenti, si traduce nell’aver cura del potenziale adulto che appare oggi a noi solo come un bambino.
Sembra scontato dirlo, ma penso che valga la pena ricordarlo: un bambino ha abilità di comprensione molto più sviluppate di quelle che noi pensiamo! Proprio perché non sono ancora adulti, hanno mantenuto un’attivazione costante, sanno leggere le situazioni e i contesti in un modo molto più consapevole di quello che pensiamo. Questo accade nei bambini perché la loro percezione è il canale con cui interagiscono e conoscono il mondo. Allora ripensando alle nostre azioni , vale la pena porsi qualche domanda di senso che spero possa offrirvi uno spunto di riflessione:
- Qual è la qualità del tempo che trascorro insieme al mio bambino?
- E’ un tempo che dedico esclusivamente a lui o nel frattempo sono impegnato in altro?
- Chiedo al mio bambino a cosa vorrebbe giocare oppure sono sempre io che decido/impongo continuamente attività diverse?
- Accolgo la sua possibile frustrazione o gliela restituisco sostenendo che non è un “bravo bambino”?

La famiglia dovrebbe essere l’ambiente primario dove il bambino ha la possibilità di sperimentarsi. Sperimentarsi non vuole dire FARE, vuol dire ESSERCI.
- ESSERCI con le sue capacità che non dovremmo mai giudicare, ma rinforzare.
- ESSERCI con i suoi desideri che vanno accolti e indagati.
- ESSERCI con i propri limiti che non devono essere sottolineati, bensì compresi e amati.
Solo così il bambino crescerà nella convinzione di potercela fare, di essere competente, di superare gli errori perché in fondo sa che mamma e papà saranno sempre al suo fianco.
Shake your mind
Alessia

Bio-Shake cambia look!

HAI IL DIRITTO DI GIOCARE
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2 commenti
Chiara
Credo che i rapporti umani siano l’esperienza che ci fa crescere di più. I bambini sono speciali… spesso disarmanti tanto che diventa più semplice cercare di raggirarli piuttosto che ascoltarli come fanno loro.
Bellissimo articolo, mi ha fatto riflettere! Grazie! 😉
bioshakeblog
Grazie Chiara per questo bel riscontro! E’ un argomento molto delicato quello del mio articolo e ho cercato comunque di riportare le mie riflessioni nel modo più semplice e diretto possibile. Io imparo sempre molto dai bambini e ragazzi con i quali lavoro…sono i miei baby maestri =)
Un abbraccio!
Alessia