
“Vai dallo psicologo? Non hai paura che ti cambi?”: parliamone!
Quando si lavora in ambito psicologico si ricevono numerose domande che possono sorprendere e, il più delle volte, far riflettere. “Quindi ora mi stai psicanalizzando?”, “adesso dovrei stare attento a quello che ti dirò?”, “non ti porti a casa i problemi degli altri?” e così via.
Questi e altri quesiti sono legittimi, in quanto la figura dello psicologo non è sempre compresa nelle sue sfaccettature professionali. Le diverse rappresentazioni di film e mass media, unite alle competenze sulla comprensione della sfera emotiva e dei processi di pensiero, rendono questa professione affascinante ma, alle volte, poco chiara.
Poco chiaro è anche ciò che si fa nello studio di un professionista. Per questo vorrei riflettere su una delle domande che mi è capitato di ascoltare e che ha suscitato in me diversi pensieri sul lavoro che faccio e che amo: “vai dallo psicologo? Non hai paura che ti cambi?”.

Da professionista nel settore l’ho sempre considerato un quesito molto interessante. Ho infatti a lungo pensato che nella domanda che il cliente porta in uno studio psicologico possa essere implicita la richiesta di un cambiamento.
Ciò su cui però sembra importante interrogarsi è quale sia l’oggetto di questo cambiamento. Capita infatti che nel bel mezzo di un periodo di vita particolarmente stressante, doloroso e faticoso, la persona desideri cambiare la situazione, per andare verso un futuro più sereno e luminoso. Le persone giungono quindi con una domanda rispetto a ciò che stanno vivendo, mantenendo questo aspetto separato da loro stesse.
Ecco che emerge dunque uno dei nodi del lavoro psicologico, ovvero affrontare insieme il confine per cui non è possibile uscire dalla stanza terapeutica e cambiare la situazione in quanto tale.
Non potremo infatti tornare indietro nel tempo e modificare un evento doloroso avvenuto in precedenza per poter stare meglio, così come non sarà in nostro potere andare da un’altra persona per imporgli di cambiare atteggiamento o obbligare gli altri a fare ciò che ci rende felici. Insomma, non è possibile cambiare ciò che non è lì con noi nella stanza.
Piuttosto, ciò che sarà nelle possibilità del lavoro del cliente e dello psicologo insieme sarà capire come mai una determinata situazione determini certe difficoltà, quali strategie la persona stia utilizzando per affrontarla e come mai queste non siano efficaci. Giunti ad un maggior livello di consapevolezza su questi aspetti, sarà possibile lavorare sull’identificazione di nuove strategie più utili e sul perfezionamento di quelle già possedute.

Cosa andremo a cambiare quindi? Non certo la situazione che, come già visto, non può essere modificata. Il lavoro verterà sul riconoscimento delle esperienze che hanno influenzato lo sviluppo di determinate strategie e sull’accettazione delle emozioni che sostengono i comportamenti e gli atteggiamenti che determinano il malessere. L’obiettivo sarà quindi un cambiamento delle modalità attraverso le quali i problemi e le difficoltà vengono affrontati, dedicando uno spazio importante alla consapevolezza sulle proprie emozioni e sulle esperienze che hanno contribuito a strutturare il funzionamento psicologico e il modo di affrontare i problemi nel corso della vita.
La persona cambia? Come anticipato, l’obiettivo di un percorso psicologico non è cambiare le persone. È possibile che un percorso di questo tipo, che inevitabilmente richiede un importante investimento e un buon grado di impegno, porti le persone ad avere la sensazione di essere cambiate. Questo sentire non è però percepito come egodistonico (non in armonia con la percezione di se stessi), ma al contrario come egosintonico (coerente con l’immagine di sé).
Questo accade in quanto il percorso è suddiviso in fasi che seguono il progredire di obiettivi e sotto obiettivi stabiliti insieme alla persona. Ogni passo è quindi concordato e aggiustato a seconda dei bisogni che emergono e della volontà del cliente, in un contesto sicuro e di confronto costante su ciò che si desidera per sé e sulle proprie necessità.

Possiamo quindi dire che no, lo psicologo non cambia (da solo) una persona, piuttosto il professionista e il cliente cambiano (insieme) le strategie che non sono più utili per il benessere e che questo doni una positiva sensazione di cambiamento personale.
Shake your mind
Laura

Sono la dott.ssa Laura Romagnoni, Psicologa Psicoterapeuta, specializzata nel trattamento delle conseguenze di traumi e stress con l’utilizzo del metodo EMDR.
Mi occupo di percorsi individuali in caso di problematiche legate ad ansia, sbalzi d’umore, disturbi psicosomatici, depressione e fatiche relazionali.
Lavoro con adulti, adolescenti e bambini per il benessere della famiglia e dell’equilibrio nel rapporto fra genitori e figli.
Mi potete trovare presso il centro Thetalab di Vimercate (MB) e in studio privato a Cinisello Balsamo (MI).

IL MASSAGGIO...L'ARTE DELLA COCCOLA

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