
Un armadio di colori
Lo studio dei colori mi ha sempre affascinato, durante i miei studi artistici passavo ore ed ore a mischiare i vari pigmenti per ottenere le sfumature che desideravo, appuntandomi le quantità di ogni colore perché bastava una punta sbagliata per rovinare tutto. Credo che sia stato anche uno degli argomenti di fisica che più mi aveva appassionato, la scomposizione tramite il prisma, la differenza tra i colori della luce e i pigmenti, insomma un mondo davvero interessante e da scoprire.
In accademia ricordo di aver frequentato un corso dove ho imparato molto riguardo l’effetto psicologico dei colori e di come vengono utilizzati nei vari ambiti, dall’arredamento al cinema, alla moda. Sono sicura che ognuno di voi avrà un colore o delle tonalità preferite per l’abbigliamento e se non ne siete convinti vi basterà aprire l’armadio e a colpo d’occhio vi accorgerete che ci sarà un tono predominante, giusto?

Questo avviene perché i colori più o meno consapevolmente, influenzano il nostro umore e anche il modo in cui siamo percepiti dagli altri, l’abito del colore giusto può davvero donarci sicurezza per affrontare una situazione o persino cambiarci la giornata.

Il colore è un elemento fondamentale nella moda, tanto che alcune nuance sono così strettamente collegate ad uno stilista da rendere riconoscibile una sua creazione solo per l’uso di quel particolare colore, forse ancora più di un logo. Per questo motivo alcuni designer hanno inventato e dato il proprio nome ad una particolare sfumatura in grado di rappresentarli completamente.
La prima stilista a dare il suo nome ad un colore fu Jeanne Lanvin negli anni ’20, con il suo celebre “BLU LANVIN”, un celeste con tocchi di malva che creò ispirandosi ai cieli degli affreschi del Beato Angelico. Il blu era una presenza costante nella vita di Lanvin, simbolo di raffinatezza e rarità, tanto che chiamò molte delle sue creazioni con i nomi delle sfumature di blu (Bleu Nuit, Oplaine, Ange Blueu…).
Negli anni ’30 l’italiana Elsa Schiaparelli incuriosì la borghesia parigina con il suo provocatorio profumo la cui boccetta era contenuta in una scatola della gradazione molto intensa e brillante di magenta. Elsa lo ribattezzò rosa shocking, noi oggi lo identifichiamo come “ROSA SCHIAPARELLI”. Divenne la sua nuance preferita e nella sua autobiografia (Shocking Life, 1954) lo definì così: «Il colore mi si parò davanti agli occhi: brillante, impossibile, sfrontato, piacevole, pieno d’energia come la luce, tutti gli uccelli e i pesci del mondo; un colore proveniente dalla Cina e dal Perù, non occidentale; un colore “shocking”, puro e non diluito…» Ancora oggi le star più audaci indossano il rosa shocking.
Si tratta sempre di un colore brillante quello reso celebre nel 1945 da Carmen de Tommaso, il “VERDE CARVEN”. La stilista, meglio conosciuta come Madam Carven, realizzava abiti pratici, giovanili e couture al tempo stesso, caratterizzati dal verde alternato al bianco. Il bicolore divenne emblema della maison con il celebre capo “Ma griffe” a righe bianche e verdi, amato dalle star del cinema e del teatro dell’epoca.
Torniamo a parlare di blu ma completamente diverso da Lanvin, quello utilizzato per uno dei packaging più famosi e riconoscibili: il “BLU TIFFANY&CO”. Il suo numero Pantone è 1837 perché il colore nacque proprio quell’anno con la gioielleria americana più famosa. Prima di allora questa ormai iconica sfumatura non esisteva. ll mix dei colori, attentamente ricercati, comprende acquamarina, ceruleo e blu pavone.
Continuiamo a parlare di packaging ma ci spostiamo in Francia con l’ARANCIONE HERMÈS, la cui storia è molto interessante. Nel 1945 a causa della seconda guerra mondiale, le scatole in carta granulata color crema, che il brand usava per confezionare i prodotti, erano irreperibili. Émile-Maurice Hermès, nipote del fondatore della Maison, riuscì a trovare solo dei cartoni color arancione acceso. In breve tempo questa tonalità divenne il simbolo di Hermès tanto da renderlo riconoscibile in tutto il mondo. Oggi quando pensiamo al marchio lo ricolleghiamo subito a quel particolare tono di arancione raffinato, che troviamo, oltre che sugli abiti e accessori, anche nelle boutique.
Nel 1994 Hermès ha ricevuto l’Oscar del packaging per le sue scatole pieghevoli, più di 700 tipi e dimensioni create per poter accogliere e racchiudere ogni tipo di prodotto della Maison.
Possiamo dire che il blu è uno dei colori più amati dagli stilisti, infatti ora è il turno del “BLU BALESTRA”, visto in passerella per la prima volta nel 1958 sottoforma di un abito a uovo che riscosse molto successo. Lo stilista Renato Balestra in un’intervista disse che ha sempre avuto una passione per il blu, fin da piccolissimo e quando iniziò a dipingere trovò questo tono che poi utilizzò nelle sue collezioni e la stampa lo chiamò da subito Blu Balestra.
Tra tutti vi presento il mio preferito, il “ROSSO VALENTINO”, che ha contribuito al successo mondiale dello stilista Valentino Garavani. La sua passione per il rosso si riconduce a quando andò al Teatro dell’Opera di Barcellona e rimase ammaliato dai costumi color vermiglio. Il rosso divenne così la sua firma, fin dalla prima sfilata a Palazzo Pitti negli anni ’60 quando affascinò tutti. Da allora il rosso Valentino è una presenza fissa sulle passerelle della maison.
Come dimenticare la sfilata del 2013 a Shanghai in cui sfilarono solo abiti rossi. Colore con cui vestì donne dal calibro di Jackie Kennedy Onassis, Audrey Hepburn, Farah Diba, Julia Roberts e Sharon Stone, per citarne alcune.
Se Valentino è l’imperatore del rosso, la regina del bianco non può essere che Laura Biagiotti. Nel 1972 sfilò a Palazzo Pitti con una collezione di abiti totalmente bianchi, dimostrando la raffinatezza e potenza di quel colore che può essere indossato in ogni momento della giornata. Possiamo quindi parlare del “BIANCO BIAGIOTTI”.
Re Giorgio Armani, invece, creò un colore simbolo di neutralità e raffinatezza, dedicato a chi è in grado di comprendere l’equilibrio di quella sfumatura data dall’unione del grigio e del beige, il “GREIGE ARMANI”. È meno caldo del beige e meno freddo del grigio, si accosta facilmente agli altri colori, regala eleganza e luce ad ogni abito. Fin dai primi anni ’80, grazie alla sua versatilità, il greige è uno dei simboli di tutte le collezioni Armani, sia uomo che donna.
Torniamo a parlare di rosso ma in relazione ad un accessorio, anzi, ad una parte ben precisa di una scarpa, che poi divenne simbolo del brand. I più appassionati avranno già capito che mi riferisco al “ROSSO LOUBOUTIN”, color Pantone 186c. La nascita di questo iconico dettaglio è la dimostrazione di come l’ispirazione possa arrivare da qualsiasi cosa, infatti Christian Louboutin nel 1992 aveva in mano il prototipo perfetto del suo nuovo modello, ma sentiva che avrebbe dovuto fare di più per renderla davvero speciale, così il suo sguardo cadde verso la sua assistente che, nell’attesa, si stava mettendo lo smalto. Il rosso accesso della boccetta gli fece venire l’idea geniale, iniziò a dipingere la suola e creò il mito. Top model, star del cinema e della musica iniziarono ad indossarle e renderle subito riconoscibili. Louboutin ha il copyright sulla suola di quella sfumatura, ma nonostante ciò, le imitazioni non tardarono ad arrivare.
Questi sono alcuni dei colori più famosi che portano il nome degli stilisti che li resero celebri, ma ci sono tante altre case di moda associate ad un particolare colore o fantasia.
Bene ora tocca a voi, con quale colore vi sentite voi stessi?
Shake your Mind
Carlotta
Foto tratte dai siti internet ufficiali dei brand.

Io diverso...diverso da chi?

Colorito..ad ognuno il suo!
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