
Abitare il Pianeta, in che modo?
Il 27 Febbraio è stata presentata alla stampa e agli addetti ai lavori la ventiduesima esposizione internazionale della Triennale di Milano, Broken Nature: Design Takes on Human Survival.

Il tema è ciò di cui più attuale c’è in questo momento, come l’essere umano nel corso dei secoli abbia modificato il suo rapporto con la natura, con il pianeta che sta abitando.
L’esposizione racconta di natura spezzata, di ciò che non funziona nel clima e nell’ ambiente ma nello stesso tempo propone suggestioni e soluzioni. Che l’azione dell’uomo abbia portato ad alterare moltissimi equilibri naturali, è un dato di fatto. Le conseguenze sono evidenti e fortemente tangibili. In questa mostra il fruitore si immerge in una serie di installazioni, diverse tra loro, attraverso cui è stimolato a riflettere su come l’uomo, il design, la tecnologia e la scienza possano però anche essere soluzione e possano portare innovazione al fine di innescare un cambiamento “salvifico”.

Broken Nature si compone di più di 200 opere che arrivano da più di 20 paesi del mondo. Lo scopo, a mio avviso, è quello di fermarci a pensare. Siamo tutti coinvolti perché siamo tutti abitanti del nostro Pianeta. E il nostro Pianeta adesso è profondamente sfruttato e sofferente.
Il mio intento, in questo articolo, non è spiegarvi ogni installazione. Ognuno esperisce le forme artistiche attraverso la propria soggettività e sensibilità. Vorrei semplicemente invogliare a recarvi in Triennale per compiere il vostro viaggio personale. Racconterò solo qualche installazione che mi è rimasta impressa.
Una volta entrati nella mostra si viene accolti da una spaziosa sala con due grandi schermi uno di fianco a l’ altro su cui a nastro vengono proiettate immagini satellitari della stessa porzione di Terra a distanza di anni. Un prima e un dopo di come sia cambiata la superficie terrestre. Di come i ghiacciai si siano sciolti, di come distese di verde si siano trasformate in centri urbanizzati, di come la deforestazione sia aumentata, di come si siano ampliati i letti dei fiumi…


Proseguendo tra le sale, mi ha colpito molto lo studio di una geologa e di un oceanografo. Essi hanno osservato come a Kamilo Beach, sulle isole Hawaii, forti venti e correnti oceaniche portino a depositare annualmente tonnellate di rifiuti prodotti dall’ uomo. Gran parte di questi materiali brucia in roghi accidentali creando dei conglomerati di plastica e sabbia. Gli studiosi hanno coniato così il termine “Plastiglomerati”, ossia i fossili del futuro. La loro esistenza contribuirà a identificare questa era geologica, l’Antropocene, in cui gli uomini hanno lasciato segni indelebili su l’ecosistema.
Un altro tema di rilevante importanza attualmente, è la gestione dell’acqua. La Banca Mondiale prevede che entro il prossimo decennio una grave penuria di acqua colpirà milioni di persone. Il Messico è in prima linea per affrontare questo problema. Isla Urbana è un progetto che mira a raccogliere la risorsa più diffusa del Paese, la pioggia. Propone un sistema di raccolta domestica articolato in sei fasi. Affronta questioni spinose come la riduzione delle alluvioni e dei costi dell’energia legati al pompaggio e al trasporto dell’acqua nelle abitazioni, fornendo acqua per periodi di tempo più lunghi e alleviando la pressione sulle falde acquifere e sui fiumi.

E’ risaputo che la crisi mondiale dei rifiuti è una catastrofe ambientale che tocca molti campi di attività umana tra quali l’alimentazione, la moda, la comunicazione e i trasporti. Negli ultimi decenni la tendenza ai consumi eccessivi ha messo a dura prova le risorse naturali con pericolose conseguenze per l’ambiente. Il desiderio di assicurare un flusso continuo di capitali ha inoltre incoraggiato pratiche di lavoro non etiche e rinforzato le disuguaglianze economiche e sociali. Da qui nascono una serie di progetti e proposte che vedono il riutilizzo di materiali al termine del loro primo ciclo di vita, incentivando così sempre di più l’economia circolare.
Per ogni tema trattato, l’impatto è forte e le immagini valgono più di mille parole. La mostra utilizza il potere comunicativo dell’estetica, del design e dell’arte per poter comprendere la realtà ed agire in modo costruttivo offrendo punti di vista unici su verità e fatti scomodi.
Sarò sincera, il percorso all’interno della mostra è molto vario e a volte disorientante. Si naviga da un tema ad un altro completamente diverso in pochi metri di distanza. Ci sono tantissimi stimoli e alcuni anche di difficile comprensione, ma l’insieme è una sberla in faccia.
A mio parere ogni volta che si ricevono informazioni e stimoli, soprattutto se impattanti, essi devono essere sedimentati, rielaborati e sintetizzati affinché rimanga codificata in noi l’essenza che porti ad un’azione. L’agire che attraverso le piccole scelte quotidiane possa essere cambiamento, anche se sono solo una goccia nell’ oceano.

La mostra è aperta al pubblico fino all’ 1 Settembre 2019, sul sito della Triennale potete trovare tutte le informazioni necessarie: Triennale
Spero di avervi incuriositi e stimolati a voler scoprire ancora una volta e ad approfondire come la nostra Terra stia in questo momento e quali possano essere le prospettive future. In quanto abitanti di questo Pianeta abbiamo il dover di esserne almeno consapevoli, auspicando che a partire da noi stessi si muova un cambiamento!
Shake your Mind!
Martina

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