
IO DISLESSICO MI RACCONTO
Come promesso, intendo oggi parlarvi di un tema che mi sta molto a cuore. Da circa 3 anni ho avuto la fortuna di conoscere una nuova e diversa modalità di apprendimento. In ambito scolastico si parla tanto di INCLUSIONE e DIDATTICA INCLUSIVA, ma siamo sicuri che la scuola, le classi, i professionisti dell’educazione e che soprattutto le modalità di insegnamento abbiano fatto il passo che la letteratura sull’educazione ha intrapreso?!?
Ho raccolto due testimonianze che spero possano farvi riflettere e sorridere. Ho chiesto loro di scrivere qualcosa che fosse autentico.
Questi sono i loro preziosi pensieri.
“Sono Ryan, frequento la seconda superiore all’Istituto CFP Terragni. Nello specifico la mia difficoltà è discalculia e deficit dell’attenzione. All’inizio mi sono sentito diverso dagli altri, ero un po’ intimorito ma poi ho iniziato a vivere con questa” diversità”. La difficoltà che incontro è nel relazionarmi a primo impatto con le persone (solo alcune). Per parlare di vittorie è ancora presto perché devo ancora vedere come riuscirò a far andare le cose nell’ambito scolastico. Alle scuole elementari, nonostante io avessi seri problemi, gli insegnanti non si accorsero di nulla e anche quando andai con mia madre dagli insegnanti per fargli vedere che avevo delle difficoltà, loro si giustificarono dicendo che la mia era solo mancanza di voglia. Alle medie, tranne un insegnante, tutti gli altri erano veramente infastiditi da questo mio problema, a tal punto che non mi lasciarono mai le concessioni previste per i dsa e che la psicologa aveva passato loro. Alle superiori invece la cosa è molto cambiata visto che quasi tutti gli insegnanti seguono le istruzioni della psicologa (magari perché siamo molti dsa in classe). Essendoci in classe molti dsa ci confrontiamo, ci aiutiamo, ci sfoghiamo a vicenda. Sono fortunato perché nel mio istituto c’è anche un “tutor” che si occupa proprio di aiutare gli studenti ad affrontare la vita scolastica in tutte le sue sfumature: tra studenti, tra studenti e insegnanti, nelle difficoltà scolastiche.”
“Sono Federico e frequento la classe terza media. Nello specifico sono dislessico e disgrafico, forse poco discalculico (non so) e basta. Quando ho saputo di essere dislessico non ho provato niente, alla fine il modo di studiare e fare gli esercizi era sempre quello, non è cambiato niente. Forse sono stato più felice quando ho saputo delle agevolazioni. Avevo fatto i test in terza elementare, sono durati un po’, tipo un mesetto e mezzo, non so, e alla fine hanno dato una cartellina a mia mamma con dentro i risultati. Quando mia mamma mi ha detto che ero dislessico non sapevo ancora niente di cosa volesse dire. La difficoltà più grande che ho incontrato è stata che ci sono certi prof che non sanno cosa devono fare, non sanno neanche cos’è la dislessia. Altri prof pur sapendolo, se ne fregano. Se penso alle mie vittorie non mi viene in mente nulla. Alle scuole elementari c’era una maestra che mi diceva: “No, Federico non ha nessun problema”, anche se sapeva che non andavo bene, lei continuava a dire che non era vero. Avevo le maestre più brave della scuola, non oso immaginare se avevo le peggiori. Dopo aver visto in classe un film sulla dislessia, un mio compagno mi ha chiesto se vedevo le lettere “ballare”. Io non è che vedo le lettere “ballare”, ma a volte leggo solo le prime lettere o ne aggiungo altre o proprio non le vedo. Alle elementari non c’era nessuno come me, alle medie siamo in tre ma non ne parliamo mai assieme.”
Non voglio aggiungere altro ai loro pensieri, che mi appaiono così consapevoli e incisivi. Ogni altra mia parola farebbe perdere il senso del loro messaggio: LA SCUOLA DEVE ANCORA MIGLIORARE!
Non potrei terminare l’articolo senza lasciarvi alcune preziose indicazioni rispetto a questo tema delicato.
- Vi ricordo l’Associazione AID (Associazione Italiana Dislessia) che merita di essere consultata per qualsiasi informazione abbiate bisogno di avere.
- Vi invito a seguire un ragazzo che ho avuto la fortuna di incontrare: Giacomo Cutrera. Seguite il suo profilo di Instagram, troverete spunti di riflessione interessanti. Vi consiglio di leggere il suo libro: “Il demone bianco”. Un libro dedicato a tutti i dislessici. Lo potete scaricare e leggere da qui.
Vi saluto lasciandovi in compagnia di una mamma coraggiosa e tenace che ha deciso di accogliere la mia richiesta di condividere fatiche e vittorie vissute con sua figlia.
Questa è la loro storia.
LE SCALE E LO ZAINO ROSA
In alto nell’armadio, sull’ultimo scaffale, ho ritrovato lo zaino rosa, il tuo zaino, quello scelto insieme per la prima elementare. Riguardandolo ora è così piccolo, sei anni fa era più grande di te, voluminoso e pesante, proprio per questo motivo preferii cambiarlo con uno più maneggevole, comodo, capiente ma leggero. Le scale fino alla tua classe erano molte e lo zaino rosa non era adatto, volevo sapere che le scale non le facevi fiatone a soli sei anni. Io ti accompagnavo al grande portone di via Rasori, ma poi dietro la porta a vetri, quella che veniva chiusa per la sicurezza dei bambini, tu scomparivi sovrastata dallo zaino rosa, quasi ti accasciavi ad ogni scalino! Tenevi forte il corrimano di cemento per non andare indietro, il peso dello zaino spostava il baricentro del tuo corpicino, ma anche lì, mai un solo lamento! Ed io sul portone d’ingresso rimanevo a guardare aspettando un cenno o un capriccio improvviso, un movimento veloce delle mani sulle bretelle che facesse cadere lo zaino indietro ad indicare il disagio, ma nulla! Forte e tenace, capace di sopportare, non solo a mio parere, il peso dello zaino rosa. Poco prima della pagella a febbraio, in prima elementare, la maestra mi chiamò.
Ero nel corridoio per una mostra d’arte dei bimbi, mi disse che aveva bisogno di parlarmi. Pensavo solo a cose positive oppure ad un problema di comportamento. Iniziò dicendomi: “Abbiamo fatto un dettato in classe ma Vale l’unica parola che è riuscita a scrivere è APE, ho il sospetto che sia dislessica”. Non sapevo cosa dire, la notizia mi coglieva impreparata, soprattutto sull’argomento. Cosa vuol dire? Sì, ero a conoscenza che significasse far fatica a leggere, ma poi? Cos’altro? Presa così alla sprovvista, dissi solo: “Come posso aiutarla?” E la maestra: “Sarà necessario fare dei test, ma non ora, è troppo presto”. A casa, la prima cosa che feci, fu di interrogare Google e cercai: Dislessia, DSA, disturbo specifico, test e certificazioni, le valutazioni come farle e chi si occupa di farle. Avevo più o meno capito e cercavo di carpire dalla bambina informazioni, come potevo sapere se effettivamente il disturbo specifico d’apprendimento c’era o no? In quel momento nessuno aveva le risposte alle mie domande, l’unico a sostenere i miei quesiti era il papà, ma altrettanti quesiti aveva lui!
Iniziò un lungo periodo dedicato solo alla piccola, fatto di logopedisti e psicologi nella scuola stessa e fuori da essa. Nulla ancora poteva essere definito, specie la diagnosi perché solo verso la fine della seconda elementare ciò è possibile, meglio ancora se nel corso della terza elementare. Il primo anno di scuola non fu semplice per la piccola Vale, non fu felice. Verso maggio del primo anno scolastico iniziò stentatamente a leggere e la scuola era finalmente terminata. Avevamo fatto piccoli passi: lo zaino rosa aveva lasciato spazio ad uno zaino blu, comodo e leggero e avevamo acquistato dei libri ad Alta leggibilità. Avevo imparato che se i libri hanno una scrittura ampia e distaccata sono più semplici da visualizzare e solo psicologicamente il bambino è invogliato. Non avevo ancora nessuno a sostenermi, mi sentivo davvero in difficoltà e incapace di aiutare la mia bimba. Nel secondo anno le tabelline furono un disastro, bene fino a quella del 5, poi la memoria si perdeva sulla tabellina del 7, dell’8 e se avessi saputo, avrei cancellato quella del 9!! Poi, a fine anno, le tabelline erano andate tutte in confusione. Le scale di via Rasori erano ancora troppe, lo zaino leggero, ma il suo contenuto era pesantissimo. Cosa potevo alleggerire?
Con l’arrivo del piccolo fratellino, fummo decisi a cambiare città e di conseguenza anche scuola, andai così alla ricerca di una scuola che facesse al caso di Vale. Trovai nel “metodo esperienziale” quello che cercavo, fui colpita dalla striscia del corsivo sul banco, dalle lettere in stampato maiuscolo appese in classe e ancora mi venne descritto il metodo dei cinque sensi, e ancor meglio la decisione di proporre il maestro unico e gli specialisti come descrive il “metodo stellare“. Questa nuova scuola avrebbe potuto aiutare Vale. Lei fu colta da un grande entusiasmo, fin dai primi giorni di scuola, volenterosa e capace di socializzare. Le scale c’erano, ma erano colorate, lo zaino leggero, si portavano a casa solo i quaderni dei compiti, poi c’era il coraggio, quello che non le mai mancato. Nel frattempo iniziammo a conoscere professionisti validi, medici, insegnanti. I test arrivarono al termine della terza elementare. Vengono sempre condotti da neuropsichiatri infantili, perché il disturbo è neurologico.
La diagnosi finalmente arrivò: dislessia (difficoltà nella lettura), discalculia (difficoltà nel calcolo), disgrafia (difficoltà nella grafia e nel segno scritto). Fu stilata la certificazione per DSA (disturbo specifico d’apprendimento). Da allora abbiamo iniziato a compiere i percorsi utili, io e Vale iniziammo ad essere serene, era come aver avuto la diagnosi di una banale tonsillite e tornare a casa per prendere l’antibiotico. Ero fiera della mia bimba, lei mi sentiva partecipe del suo modo di “vedere le lettere”, così trovammo nella scuola un supporto validissimo.
C’erano le scale, ma per ogni gradino c’era una mano tesa e insieme allo zaino il computer, fedele amico e utilissimo “strumento compensativo” e poi gli audiolibri hanno appassionato Vale perché nell’ascolto è sempre stata straordinaria. In quarta e quinta Vale ha recuperato molto della sua autostima, sentendosi davvero partecipe alla vita scolastica. Il lavoro è stato faticoso, ma lei non ha mai mollato!
La neuropsichiatra, che valutò Vale e con cui la bimba si trovò a proprio agio, dopo aver stilato la diagnosi, mi indicò quello che io definii “piano d’attacco”: appariva necessario un percorso logopedico, era l’intervento più urgente per la “letto-scrittura”, poi l’aiuto ai compiti con l’ausilio degli strumenti compensativi.
La dislessia è un Disturbo Specifico di Apprendimento che incide sulla vita scolastica e relazionale di uno studente e sulla sua autostima, diventa una sorta di disabilità se il mondo della scuola non riesce ad accogliere questo modo diverso di apprendere la lettura e il calcolo. Pertanto risulta necessaria una buona relazione con la scuola. Allo stesso tempo il lavoro utilissimo a casa è l’esercizio all’uso dello strumento compensativo, che sia pc, calcolatrice, tavola pitagorica, tavola dei verbi d’italiano e inglese, questo è a mio parere necessario perché il sistema di apprendimento risulti il medesimo e anche l’obiettivo, ma solo così i ragazzi DSA potranno essere completamente autonomi e facilitati con i loro metodi.
Vale ha compiuto tutto quello che è stato improntato, io ho letto tante volte per lei, ho trovato sistemi leggeri, ho compreso come e quando poteva leggere, ci fermavamo quando invece era troppo stanca e le lettere coincidevano in una matassa aggrovigliata!
Con L’aiuto delle speciali e preparatissime maestre che l’hanno seguita e che continuano a seguirla, ho compreso quando fermarmi nella richiesta di dare di più, quella della mera e semplice mamma. Ho compreso che troppi numeri in un’espressione colpiscono la vista in modo non sempre positivo per il suo sistema logico, che ha bisogno di colori e spazi, ho capito che l’orologio è fatto da numeri e dalla tabellina del 5, che per ora a dettare il tempo c’è la mamma e il digitale. Che i problemi di aritmetica devono essere letti poco prima che li possa eseguire e che devono essere divisi in parti, ho compreso che la memoria di lavoro è poca e che per ricordare le imprese di Carlo Magno è necessario stilare una “mappa concettuale” e che seguendo il documento o meglio certificazione scolastica PDP (redatto dalla scuola sulla base della certificazione di DSA, acronimo di Piano Didattico Personalizzato) può anzi, deve tenere davanti lo schema o mappa sulla quale avrà lavorato al pc.
Tutto questo l’abbiamo imparato insieme, abbiamo camminato e ancora continueremo a farlo. Io ho imparato attraverso molti sensi di colpa, nel dubbio di non fare mai bene e soprattutto di non averla compresa nei primi mesi di scuola, di aver insistito con la memorizzazione, questo prima della diagnosi, ma quel periodo lunghissimo in quei due anni l’insicurezza e la timidezza e poi le umiliazioni dovute ai voti o ai compagni non l’hanno mai distolta dall’obiettivo. Dopo il periodo “milanese” ha riscoperto con entusiasmo la scuola. Era maggiormente coinvolta e accolta, c’era qualcuno che la vedeva per la bimba intelligente e diligente, volenterosa, costante, caparbia!
Oggi l’obiettivo è ancora più ambizioso. Le scale fino alla tua classe sono molte e lo zaino con i fiori stampati è leggerissimo, ma il suo contenuto ricco. Il computer, sempre con te! Sali e scendi con lo stesso forte e corroborante sorriso, ma quando scendi mi trovi sempre lì a toglierti lo zaino dalle spalle.
La tua mamma
Shake your mind
Alessia

I CARE: mi importa di te!

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2 commenti
Ludovica
Ciao, io sono Ludovica e frequento la terza media.sono dislessica, discalcula e disgrafica.come me ne sono accorta? Semplice in seconda elementare cambiavo le finali di ogni parola, scambiavo i numeri, se leggevo ad alta voce non si capiva nulla, facevo e faccio ancora errori di grammatica e non so la maggior parte delle tabelline. Così mia madre mi portò a fare degli accertamenti e usci fuori che ero dislessica tutte quelle cose li. Negli anni ho dovuto lottare per far valere i miei diritti, e non è stato semplice, ho avuto ed ho tutt’ora ho pochi amici, ma so che prima o poi avrò la mia rivincita. Non mi piace l’inglese perché lo leggo come si scrive, però in compenso mi piace tantissimo leggere. Come esame di terza media porterò propio la dislessia vista da un dislessico.
bioshakeblog
Ciao Ludovica, grazie per aver condiviso con noi la tua esperienza ❤️ Ed è bello che tu abbia scelto questo tema per l’esame di terza media. Ti facciamo un grande in bocca al lupo per tutto e se avrai voglia di scrivere un articolo per il blog raccontando la tua esperienza, saremo felici di darti spazio qui. Nel caso scrivici una mail a bioshakeblog@gmail.com così ti spieghiamo come funziona. A presto 😊