
“La fotografia ed il viaggio: le due cose che più amo fare”
Questa la frase introduttiva della mia ultima raccolta di fotografie, un libro che riunisce foto di bambini scattate in Nicaragua, Cuba, Sri Lanka e Bosnia.
Io stessa, guardando le copie del mio libro che venivano stampate, mi sono chiesta come sia arrivata a questo punto.
Ho iniziato ad appassionarmi alla fotografia da quando, ad 8 anni, sono andata a visitare il museo delle scienze di Torino. Ho scattato moltissime foto e non vedevo l’ora di vederle stampate. Avendo però impugnato la macchina fotografica al contrario, l’unico soggetto delle 36 foto del rullino era la mia pupilla sfocata. Dopo un tale insuccesso sarebbe stato logico buttar la spugna ma, grazie al mio carattere, il risultato è stato l’opposto.
Dopo moltissimo tempo ho sentito dentro di me il desiderio di lasciare casa e viaggiare. Non provenendo da una famiglia benestante e dovendo provvedere alle spese dell’affitto con il lavoro nei weekend, sono arrivata a potermi permettere il costo di un biglietto per il Sud Africa che avevo già 25 anni.

Non trovando nessuno che volesse venire con me, ho deciso di partire da sola. Questo mi ha aperto le porte su un mondo che mi ha letteralmente ribaltato, stravolgendo la mia vita ed abitudini.
Senza capire come mai, il richiamo al viaggio cresceva sempre di più dentro di me come un prurito sotto pelle. Meno di un anno dopo metto da parte altri soldi e riparto, questa volta per tre mesi e sempre da sola.
So qual è il luogo comune e sopravvalutato del “partire per trovare se stessi”. Sinceramente la consideravo la scusa perfetta di chi voleva scappare dai propri problemi senza darlo troppo a vedere. Insomma, si può trovare se stessi anche in Italia, anche nel piccolo paese in cui si vive, anche tra le mura della propria casa. Invece no.
Il viaggio, quello in solitaria in particolare, mette continuamente di fronte a situazioni che non si conoscono. Bisogna prendere decisioni, a volte fondamentali, in fretta e da soli. Senza il supporto di amici, famiglia, spesso senza sapere dove si andrà a dormire quella notte. In più, senza condizionamenti di chi sta intorno che pensa di conoscerti, si è liberi di capire finalmente cosa ci piace e cosa no. A che ora preferiamo alzarci, cosa amiamo mangiare, con quali persone ci piace passare il tempo. Ricominciare a scoprirsi da zero. Non è poi così male quando si ha sempre una guida che indica cosa fare durante le giornate, che siano i familiari che pretendono la tua presenza per il pranzo domenicale o il lavoro che ci tiene occupati 8 ore al giorno. Ci si deve per forza porre la domanda: “ora che sono completamente libera, cosa voglio fare? Cosa mi piace fare?”.
Così il viaggio porta a conosce se stessi con i propri punti forti e deboli. Non è un percorso semplice ed il risultato non è immediato, ma chi comincia difficilmente si fermerà a metà dell’opera.

Come ragazza che viaggia da sola, in molti mi chiedono se non abbia paura di trovarmi in qualche situazione pericolosa o sconveniente. Vi dirò che con gli anni, ho sviluppato un formidabile sesto senso. Mi è sempre andata bene e questa non è fortuna. E’ saper valutare le situazioni. Guardare negli occhi le persone, prendere decisioni nel giro di pochi secondi, decidere se fidarsi o no. Il viaggio sviluppa anche questo: l’istinto, un’abilità che può essere applicata nella vita di tutti i giorni ed anche nella fotografia.
Durante questi e molti altri viaggi ho infatti seguito la mio intuito afferrando la macchina fotografica nei momenti giusti e con le persone che avrebbero capito il mio intento. Poco per volta ho visto evolvere la mia tecnica ed attitudine.
Nel mese che ho trascorso a Cuba, quasi tre anni fa, ho fatto passi da gigante per quanto riguarda tecnica e composizione dell’immagine. Sono tornata a casa convinta d’aver ormai trovato la mia strada e sono riuscita a combinare una chiacchierata con un famoso reporter italiano.
Gli ho mostrato i miei scatti migliori, lui ha guardato distrattamente il quaderno chiedendomi “vuoi che sia sincero?”. Con mio gran disappunto, mi ha fatto notare d’aver scattato fotografie di buona qualità ma spersonalizzate, sottolineando come stessi ancora vagando tra luoghi e soggetti senza sapere cosa volessi dire. Mi ha consigliato di non sperarci più di tanto.
Ancora una volta, mi son detta: “al diavolo, io vado avanti”.


Arrivano così altri viaggi nel mondo e altre giornate passate su spiagge semi deserte con un sandwich ed un libro nello zainetto, con le infradito consumate e poche monete in tasca. Settimane trascorse tra la solitudine e gli incontri di persone che si sono rivelate essere capitoli fondamentali nella mia vita.
Così ho capito che non volevo essere solo una turista con un buon occhio per la composizione. Quel che voglio fare è raccontare la storia delle persone che incontro lungo il mio percorso ed immortalare i loro sguardi. Raccontare la realtà dei paesi che visito, la vita oltre a quel che troviamo scritto sui libri, la quotidianità di questa gente oltre ai servizi al telegiornale e alle brochure delle agenzie turistiche.
Ed ora, dopo parecchi biglietti aerei ed innumerevoli click, so d’avere ancora tanto da imparare ma vedo un sentiero da percorrere con emozione, passo dopo passo.

Quando sono in Italia lavoro come fotografa di ritratti in studio soprattutto su New Born, bambini e le loro famiglie. A volte penso sia un lavoro frivolo, ma adoro far le persone felici e pensare che questi ricordi rimarranno nei cuori di diverse generazioni.
Nel frattempo organizzo mostre itineranti con le fotografie che scatto durante i miei viaggi, scrivo reportage e, come vi ho già accennato, scrivo ed auto pubblico le mie raccolte fotografiche con l’intenzione di fare la differenza nelle giornate delle persone che leggeranno le storie che mi sono state raccontate e di cui sono messaggera.

Shake your Mind
Claudia
Con questo articolo Claudia ci ha trasmesso tutta la sua passione e determinazione. Ma la prima cosa che ci ha colpito di lei sono proprio le sue fotografie, meravigliose. Qui ci ha regalato solo un piccolo assaggio, vi consigliamo di andare a vedere il resto sulla sua pagina Facebook e sito web dedicati al viaggio.
Questa è la copertina della sua ultima raccolta fotografica, che potete acquistare QUI. Una raccolta di 30 fotografie in cui vengono illustrate, attraverso gli occhi delle nuove generazioni, le conseguenze a lungo termine delle guerre che hanno martoriato terre e popoli. L’autrice ci guida nello scenario del post guerra in Nicaragua, Sri Lanka, Cuba e Bosnia, con accenni sui fatti storici ed i loro risvolti del presente, narrando la storia di questi Paesi attraverso le vicende dei bambini incontrati lungo il cammino.
Mi chiamo Claudia Chiatellino, sono nata nel 1988 in provincia di Torino e ho sempre avuto una predilezione per l’arte in tutte le sue forme. Dopo gli studi nel campo ed il lavoro come graphic designer, ho favorito la passione per la fotografia. Ho viaggiato, spesso in solitaria, in diversi paesi del pianeta sempre cercando una profonda connessione con i popoli e la cultura del posto. Mischiandomi tra la gente, ho saputo cogliere sfaccettature che rimangono nascoste al semplice viaggiatore.
Al momento lavoro nella provincia di Milano come fotografa di ritratti, sempre nell’ottica di far sentire le persone dall’altra parte dell’obiettivo speciali e regalare una splendida immagine che rappresenti i loro ricordi. Potete trovare tutte le info sul mio sito web o seguire la mia pagina Facebook.
Ogni volta che si presenta la possibilità continuo a viaggiare, cercando fondi per pagare le spese e portando in cambio scorci di mondi che altrimenti rimarrebbero nell’ombra.

Buon Compleanno Bio-Shake
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