
UN CERCHIO CHE SI CHIUDE E UNA PORTA CHE SI APRE
Come sono planata nel mondo dell’Housing Sociale? Vorrei raccontarvi la mia esperienza, il mio passaggio dal mondo dello studio al mondo del lavoro.
La strada che ho percorso non è stata chiara fin dal primo passo ma si è delineata lentamente cammin facendo. Conseguita la laurea breve in Sociologia, mi sono iscritta ai due anni di specialistica. La mia attenzione si è rivolta totalmente ad un esame specifico: programmazione sociale. Avevo una sola certezza, fare quel corso e scoprire cosa significasse programmare i servizi in ambito sociale. Avevo una spinta interna talmente forte che al primo giorno di lezione del corso, al primo anno, mi sono presentata dal professore per chiedergli se potesse essere il mio relatore della tesi che avrei dovuto presentare due anni dopo. Giustamente il docente mi ha rallentata dicendomi di superare prima l’esame e che poi ne avremmo riparlato. E’ stato l’esame per cui mi sono impegnata di più. Dopo la sessione d’esami il prof. è diventato il mio relatore ed è iniziato il mio tirocinio, all’inizio del secondo anno di laurea magistrale.
Da quel momento ho iniziato a tracciare inconsapevolmente il mio percorso verso quello che sarebbe diventato il mio attuale lavoro. Il focus del mio elaborato di tesi era la programmazione sociale, a livello comunale o a livello regionale. Ho scelto la dimensione dell’ente locale e mi son presentata al Comune di Pero, sotto consiglio del docente per chiedere un argomento da approfondire. E’ così che ho scoperto l’Housing Sociale. Avrei potuto continuare la ricerca per altri Comuni e altri argomenti ma sentivo che dovevo fermarmi lì. Questa parola sconosciuta mi incuriosiva terribilmente e la mia responsabile del tirocinio con poche parole dirette ed efficaci era stata capace di trasferirmi grande passione e interesse. Era il momento, quindi, di mettermi a lavoro e registrare meticolosamente tutto ciò che le mie antenne drizzate ascoltavano.
In quel periodo il Comune di Pero con la cooperativa sociale La Cordata s.c.s. aveva attivato una serie di appartamenti di Housing Sociale temporaneo. Il progetto prevedeva l’inserimento nelle case, per un periodo di tempo limitato, di famiglie o persone singole che a causa di eventi imprevisti, come la perdita di lavoro, oppure che presentavano altri tipi di fragilità sociale dovevano lasciare la propria casa a seguito di sfratto. L’abitazione diventa quindi un servizio, un passaggio in un luogo sicuro per poter recuperare le forze e tirare fuori nuovamente le proprie risorse e capacità per trovare una nuova autonomia. La famiglia viene affiancata da un tutor abitativo che cura la relazione e supporta i componenti del nucleo durante il percorso.
L’oggetto del mio studio erano i tempi della programmazione, come i soggetti coinvolti in questo progetto interagivano tra di loro per implementarlo e a che velocità diversa di percorrenza viaggiavano. E’ stata un’esperienza altamente formativa e soddisfacente. Ho partecipato alle riunioni, agli incontri e alle equipe integrate con coloro che non sapevo sarebbero diventati i miei futuri colleghi. Un lavoro che mi permettesse di poter aiutare l’altro era il mio obiettivo ma non avevo minimamente idea in che modo declinarlo.
Nell’ultimo periodo di tesi decido di partecipare ad un progetto universitario chiamato “Incubatore di Talenti”, un’esperienza formativa che ha la scopo di avvicinare l’Università con il mondo del lavoro. Mancavano pochi mesi alla conclusione del mio percorso di studi e non avevo strumenti in mano concreti per orientarmi all’interno del mondo lavorativo.
Mi selezionano e mi assegnano un “mentor”. Un professionista che mi aiuta a creare il mio mosaico di contatti e relazioni che già avevo costruito durante la mia carriera universitaria e mi aiuta soprattutto a rafforzarlo. Lo scopo è quello di confrontarmi con loro per capire se il mio curriculum fosse debole o forte, quali skills avrei dovuto potenziare e quali step fare per trasformare la formazione, le mie passioni e le mie attitudini in lavoro.
Nel frattempo concludo il tirocinio, discuto la tesi e mi laureo!
Mi affaccio al mondo degli adulti sfruttando l’opportunità dell’Incubatore di Talenti. Con in mano una lista di miei contatti, lavoratori nel Terzo Settore incontrati durante i miei anni di studio, e tanti quesiti. Chiedo loro come devo fare, quali sono le mosse più efficaci, come devo migliorarmi. Avevo due strade dinnanzi a me, la cooperazione internazionale o l’housing sociale. Due temi che in egual modo mi stimolavano. Durante questo percorso mi si presenta l’opportunità di conoscere il Presidente di La Cordata s.c.s., e poter porre le mie tante domande. Ritorno, quindi, ad interagire con questa cooperativa sociale, conosciuta durante il mio tirocinio l’anno prima, da anni attiva su Milano e hinterland in progetti di accoglienza, integrazione e politiche abitative.
E così che il cerchio si chiude e una porta si apre: il lavoro per cui mi sono formata. Eh si, perché dopo un breve tirocinio presso La Cordata, si presenta la prima opportunità lavorativa di qualche settimana e poi arriva la proposta per lavorare all’Agenzia dell’Abitare con sede a Rho.
L’Agenzia dell’Abitare è un servizio di orientamento abitativo. La nostra equipe è dinamica ed eterogenea. L’ADA, come ci piace chiamarla, ha molte attività in essere. Lavoriamo su diversi territori dell’hinterland milanese. Il nostro ufficio principale è a Rho. E’ aperto al pubblico tutti i giorni della settimana, così abbiamo la possibilità di incontrare inquilini e proprietari ed essere un polo informativo gratuito e di riferimento per tutti coloro che hanno dubbi e domande sulla casa e l’affitto.
Le mie giornate lavorative non sono mai tutte uguali e ciò è molto stimolante per me. Mi relaziono con soggetti diversi che portano esigenze diverse cui cerco di dare una risposta.
Nei giorni dei colloqui posso incontrare coloro che cercano soluzioni temporanee per motivi di studio, lavoro, trasferimento per cure mediche, casa da ristrutturare e qualsiasi altra motivazione che porta a vivere sul territorio per un breve periodo di tempo. Coloro che cercano una casa o hanno bisogno di informazioni riguardo l’affitto. Coloro, seguiti dal servizio sociale, che si trovano in situazioni di morosità e sfratto. In questo caso si dialoga e confronta con le assistenti sociali per trovare delle soluzioni, quando possibile, congiuntamente.
Le risposte di orientamento quindi variano a seconda del bisogno. Per esigenze abitative transitorie la risposta è Smarthouse, le Residenze Collettive e Abito Con. Strutture gestite direttamente da La Cordata che propongono dal posto letto al bilocale, soluzioni arredate e corredate pronte all’uso. Per chi cerca casa, si supporta la famiglia nella ricerca e si orienta verso le risorse presenti sul territorio. Quotidianamente si prova a fare incontrare la domanda con l’offerta, ossia gli appartamenti, dei proprietari che desiderano rivolgersi al nostro servizio per trovare degli inquilini e ad approfondire il contratto a canone concordato.
Uno degli obiettivi dell’ADA è quello di diffondere una nuova cultura dell’abitare. E così si organizzano momenti aperti alla collettività che toccano svariati temi legati alla casa. Per esempio l’anno scorso c’è stato un ciclo di incontri, rivolti ai cittadini del rhodense, chiamato: “A pranzo con ADA”.
Una pausa diversa dal solito in cui, davanti ad una lasagna o ad un cous cous, si ha la possibilità di ascoltare professionisti che raccontano di risparmio energetico, gestione delle bollette, buone pratiche a livello condominiale e abitare collaborativo. Solo per citarne alcuni.
La parte, però, che mi piace di più è quando si programma e progetta con le amministrazioni locali o con altri partner del Terzo Settore. Ho l’opportunità di fare parte di un percorso che può apportare dei cambiamenti significativi per i cittadini e per la città in tema di politiche abitative e di rigenerazione urbana. E’ qui che ritrovo il motivo per cui scelsi proprio quella laurea specialistica. Potrei portarvi tanti esempi ma mi piacerebbe approfondirne uno, per essere più chiara, in un articolo ad hoc.
Se mi volto indietro ora mi accorgo che neanche scegliendo con cura tutti i colori e gli attrezzi il disegno finale sarebbe riuscito così bene. Il mio istinto mi ha portata dove la ragione mi avrebbe forse fermata. Perché dieci anni fa erano molto diffuse le frasi: Sociologia, vuoi essere disoccupata? Che sbocchi ha? Cosa vuoi fare?
All’epoca era un’incognita e mi andava anche bene così. Ho dovuto solo poi shakerare bene gli ingredienti trovati lungo la strada, che ho indubbiamente cercato, unendoli alle mie attitudini: formazione, studio, passione, intraprendenza e un pizzico di fortuna!
Quindi fate sempre e solo ciò che vi piace…tutto il resto è noia!
– Shake your Mind-
Martina
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