
“Una buona classe non è un reggimento che marcia al passo ma un’orchestra che prova la stessa sinfonia”. D.P.
Oggi 1 giugno 2018 è la giornata mondiale del bambino e della famiglia, non potevo certo perdermi questa bella occasione per raccontarvi di…
Bé questa volta non c’è un tema definito ma il filo rosso di questo articolo l’ho ben in mente: parte tutto da una maestra molto speciale, passa attraverso una didattica autentica e termina con una raccolta di immagini inedite a testimonianza che una scuola migliore si può ancora realizzare, basta trovare la maestra giusta!
Siamo in una 2° elementare dove 26 splendidi bambini vengono accolti tutte le mattine dalla loro maestra Chiara che li conosce e li ri-conosce ogni volta nella loro unicità. Ho deciso di dare loro spazio perché mettere al centro il bambino significa anche mettere al centro una storia, una biografia, un’emozione, un dolore, una felicità.
Adesso ci facciamo guidare dalle parole della maestra Chiara, parole semplici ma cariche di significato, per iniziare questo viaggio alla scoperta della storia personale.
Avete voglia di entrare in classe con me? Pronti…….via!
“Si lasciano mai le case dell’infanzia? Mai: rimangono sempre dentro di noi, anche quando non esistono più, anche quando vengono distrutte da ruspe e bulldozer.”
-Ferzan Ozpetek-
Il nostro viaggio inizia da un paguro di nome Bernardo. Il paguro Bernardo è cresciuto e deve cambiare la sua casa-conchiglia con una più grande. Ma per renderla bella come la sua vecchia casa avrà bisogno dell’aiuto di tanti nuovi amici: un anemone, una stella marina, un corallo, una chiocciola di mare e persino un pesce-lanterna.
Questo è un viaggio nelle profondità del mare per scoprire che
i cambiamenti, anche se fanno un po’ paura, possono essere avventure meravigliose.
Ho pensato: “Non solo un viaggio nelle profondità del mare ma nella profondità di noi stessi”. Continuando a sfogliare questo libro mi sono rispecchiata in quel piccolo paguro che si era ritrovato a dover cambiare casa (è capitato anche a me diverse volte soprattutto nell’ultimo periodo). Così ho pensato che sarebbe stato proprio bello proporlo ai miei alunni come storia, come spunto per raccontare di sé e soprattutto come speciale occasione per ricostruire la loro storia personale.
Perché la storia di un bambino, come di un uomo, è inevitabilmente anche la storia della sua casa.
Casa, dunque, come luogo del proprio presente e del proprio passato.
Casa come espressione del proprio modo di essere e di intendere la vita.
Dopo aver raccontato e animato questa storia nella palestra della scuola, i bambini hanno disegnato la loro casa-conchiglia. Si sono divisi in gruppi da cinque amici e ogni compagno doveva scrivere la cosa più bella che l’amico, al quale era indirizzato il messaggio, gli aveva saputo donare. Questo messaggio andava poi incollato sulla conchiglia-casa.
Le conchiglie erano variopinte, iridescenti, pop, fluo, monocromatiche. Ciascun bambino infatti ha disegnato la forma e colorato la conchiglia del colore che “sentiva”.
Casa casina
Casa di guscio
ti porto in giro
quando ho paura
in te mi ritiro.
Chiocciola tonda,
conchiglia a punta
sopra alla spiaggia
stamani sei giunta.
Mano di bimbo
prendila in fretta
ed all’orecchio
tienila stretta.
Suoni,rumori
e spruzzi di onde,
il grande mare,
se ascolti, risponde.
-Manuela Mapelli-
Da questo lavoro sono emerse “molteplici forme dell’abitare” che però hanno rivelato vere e proprie forme dell’ essere e del vivere di ciascun bambino.
Molti di voi non mi conoscono, io sono una vera appassionata di arte. Così ho pensato: “Perché non continuare questo lavoro prendendo spunto da un grande artista?”
Ho pensato alla casa gialla di Van Gogh e ad un libro speciale intitolato “La cameretta di Van Gogh”.

In questa opera il giallo canta, tanto che è lecito parlare di una vera e propria sinfonia di gialli.
E’ proprio il giallo colore distintivo del meridione francese e del sole, gialle sono le strade e giallo è il colore preferito di Vincent e dei suoi girasoli.
Il colore della sua anima.
E gialla è la sua casa.
Casa che prepara e allestisce per poter ospitare il suo amico Gaugin.
Giallo è il colore dell’allegria, come il tempo che spera di vivere con l’amico.
Dopo aver portato la foto della propria casa, ciascun bambino l’ha ridisegnata e ridipinta con il colore che “sentiva”.
Rossa perché in quella casa sento di essere amato…
Blu perché per me e’ il colore della tristezza e del dolore, questa è la casa dalla quale il papà se ne è andato…
Arancione perché è allegra e disordinata proprio come me…

Poi è stato il momento della lettura della “Casa degli altri bambini.”
Questa volta sono gli interni degli edifici ad essere esplorati e lo sguardo è quello di un bambino ospite che va di casa in casa, che va di situazione in situazione.
Questa è stata l’occasione per far costruire ai bambini il plastico della loro casa e successivamente anche il plastico del loro angolo preferito.
Un pomeriggio abbiamo giocato a far “case e casette” in classe.
Questo è il nostro presente, ma il nostro futuro? Come mi immagino da grande? Che persona vorrei diventare? E come sarà la mia casa?



Abbiamo infine costruito la scatola della nostra storia seguendo l’esempio di quella che io avevo fatto trovare loro in classe. Una scatola rivestita con immagini ed oggetti di ciò che preferisco.
La mia scatola, il mio passato e il mio presente. L’ho condivisa con la mia classe, dentro i bambini hanno trovato:
-
molte foto, da quando ero appena nata ad oggi, che poi abbiamo riordinato su una lunghissima linea del tempo,
-
il mio gioco preferito ed un piccolo quadernino di prima elementare,
-
una casa di cartoncino, simbolica, rappresentativa di tutte le case che ho amato e perso.
In questi giorni anche loro stanno costruendo la loro “scatola” dove riporranno molti di questi lavori ed altri ancora (temi, frasi, disegni, oggetti).
“A Saint-Maurice possiedo un grande baule. L’ho riempito dall’età di sette anni dei miei progetti (…) delle lettere che ricevo, delle mie foto. Di tutto ciò che amo, penso e voglio ricordare.
A volte spargo tutto alla rinfusa sul pavimento. E, bocconi rivedo mucchi di cose.
Non c’è che quel grande baule ad avere importanza nella mia vita.”
-Antoine de Saint -Exupéry-
Spero abbiate capito il motivo per cui oggi ho voluto darvi un piccolo assaggio di un modo di fare scuola che diventa vita. La classe non è solo un insieme di bambini che scrivono sui quaderni. La classe è una famiglia. La maestra è una guida sicura e importante che aiuta i bambini nella scoperta di sé stessi e delle conoscenze che li aiuteranno a trovare il loro posto nel mondo.
Ma come possiamo trovare il nostro posto nel mondo se non siamo consapevoli del nostro passato, della nostra storia personale? La maestra Chiara ha pensato a questo bellissimo ed emozionante percorso ed io quando sono passata per caso di fronte alla sua classe sono stata subito catturata dall’energia positiva e dall’atmosfera autentica di quell’aula.
Smettiamola di pensare che la scuola sia solo imparare a fare le operazioni e saper ripetere la filastrocca di Natale a memoria.
Per ripercorrere questa bella lezione di scuola vi lascio qui sotto lo scorrere delle immagini a testimonianza che una scuola migliore si può sempre realizzare!
Spero che anche voi abbiate avuto modo di incontrare una maestra speciale come Chiara. Se ne avete voglia condividete con noi i percorsi, le lezioni, momenti particolari in cui i vostri bambini hanno incontrato la verità a scuola.
Mettetevi comodi e gustatevi l’emozione!
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La scuola è…
…sarà per sempre…
Vita!
Shake your mind!
-Alessia-

...RESTIAMO INSIEME QUESTA NOTTE....LUNA!
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