
HOUSE E-MOTION
Oggi vi parlo di EMOZIONI.
Di stupore. Di felicità. Di tristezza. Di ammirazione. Di amore. Di empatia. Di speranza. Di ingiustizia. Di solidarietà. Di assenza. Di ottimismo.
La scorsa volta vi ho informati dell’inizio della Milano Design Week. Ebbene si, ho trascorso un week end gironzolando tra le vie meneghine immersa nella frenesia e nei colori del Fuori Salone. Ho trovato il tema CASA e ABITARE in diversi punti della città.
In Piazza Beccaria, proprio alle spalle del Duomo di Milano, hanno riprodotto la prima casa con la stampante 3D! E’ stata progettata dall’architetto Massimo Locatelli dello studio CLS Architetti, insieme a Italcementi. La casa si chiama 3D Housing 05, è di circa 100mq con zona giorno, zona notte, cucina e bagno. E’ costruita con una tecnologia innovativa, la stampa 3D, che permette di realizzare case e strutture in materiale cementizio, in poco tempo, in maniera sostenibile e con criteri di flessibilità, rispettando i canoni di sicurezza sismica e di isolamento termico. I costi sono nettamente inferiori rispetto all’edilizia comune. Soluzioni abitative particolarmente indicate per il social housing o per fungere da case temporanee quando ci sono eventi catastrofici come ad esempio i terremoti.
Meravigliosa l’installazione presso l’Orto Botanico di Brera. L’esposizione chiamata “smarTown”, è stata ideata dai giovani professionisti di SOS – School of Sustainability, l’accademia per architetti e ingegneri guidata dall’archistar Mario Cucinella. I promotori sono Eni gas insieme alla società inglese Centrica Hive. La mostra, composta di 700 casette realizzate in plexiglas traslucido e appoggiate su steli di varia altezza, raffigurava diverse situazioni di vita quotidiana che rendevano visibile l’impatto della domotica sulla vita di tutti i giorni. L’Orto Botanico si è trasformato così in una vera Smart City, in cui era possibile osservare dentro a molte casette come attraverso miglioramenti funzionali la Smart Home può influire sulla comodità del nostro stile di vita. Un esempio, la lampadina con connessione wireless o il termostato che si connette al telefono.
Questa installazione si inserisce nella più ampia mostra “House in Motion” realizzata dalla rivista Interni e ambientata nei cortili dell’Università Statale di Milano.
Ed è proprio lì che ho provato questo mix di emozioni, quelle citate all’inizio. Non vi svelo però ancora cosa abbia provocato nello specifico tutto ciò!
House in Motion, è un’esibizione che mette insieme una serie di installazioni in cui la casa e le sue interazioni sono al centro della riflessione di architetti e designer che hanno voluto regalarci le loro interpretazioni, tra innovazione e ricerca. La linea guida rimane l’abitare contemporaneo (tema che ho raccontato attraverso un’altra mostra, se non avete letto il mio primo articolo cliccate al seguente link AbitareContemporaneo), e come esso sia sempre meno solido e più fluido, in movimento. Come la città sia luogo di transito e di sosta, di ospitalità e ristoro. Si generano luoghi di vita aperti e modulabili, dove le fonti energetiche sostenibili e le reti veloci e diffuse sono i pilastri dell’unico sviluppo possibile.
All’interno della cornice di House in Motion, che personalmente ridefinirò House E-Motion, l’installazione che mi ha fatto emozionare più in assoluto, e qui finalmente vi svelo il motivo di così tante sensazioni provate, è “MY DREAM HOME”. Stefano Guindani ed Elisabetta Illy, insieme alla Fondazione Rava N.P.H. Italia Onlus, portano la loro passione per il reportage umanitario e sociale ad Haiti e ci regalano questa mostra. Sei container sovrapposti creano una scultura verticale dal forte impatto visivo e ospitano gli scatti realizzati dai due fotografi per raccontare attraverso un percorso emozionale la realtà dei bambini haitiani. Una scelta quella di narrare una situazione drammatica focalizzandosi sulle abitazioni, perché sono il luogo della pace, il rifugio da ogni paura, dubbio e discordia, ma in questo poverissimo paese un diritto negato a migliaia di famiglie. La mostra diventa un viaggio colorato tra la realtà e il sogno, con lo scopo di continuare a tenere viva l’attenzione del pubblico sulla condizione critica del paese e contribuire concretamente tramite la Fondazione Rava alla realizzazione di case a Citè Soleil, lo slum più esteso dell’emisfero occidentale dove vivono oltre 300.000 mila persone tra baracche di lamiera e immondizia, senza acqua potabile ed energia elettrica.
FORS LAKAY (in creolo “la forza della casa, della famiglia”) è un progetto della Fondazione che prevede di dare un’abitazione dignitosa alle famiglie di questa comunità tramite la costruzione di case in muratura, con mattoni e manodopera locale.
Le immagini non danno scampo alle emozioni. Ti arrivano dritte al cuore. Le fotografie che ritraggono le condizioni degradate degli slum mi portano ad una riflessione in un vortice di sensazioni di tristezza e ingiustizia, mi ricordano che posso nel mio piccolo contribuire a migliorare una condizione. Mi immergono in un bagno di verità di realtà lontane ma che esistono. Mi giro, però, e dall’altra parte ammiro il volto di questa bellissima bambina haitiana che sta disegnando la sua casa dei sogni. E’ positivamente emozionante. Perché tutti i bambini sono uguali e hanno diritto di vivere in una casa dignitosa, ed è lo scopo che sta cercando di perseguire la Fondazione. E allora mi spunta un sorriso di speranza sul volto, e ritorno ottimista!
MY DREAM HOME è ora esposta a Scalo Milano City fino al 10 Giugno. Per maggiori informazioni consultate la pagina del sito della Fondazione Francesca Rava MyDreamHome
Le parole ora non servono più, vi lascio a qualche immagine e vi invito ad andare di persona alla mostra!
Shake your mind!
Martina

L’ARTE DI GUARDARE L’ARTE

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