
DEDICATO A CHI NON HA VOCE
Lo sapevate che ad oggi ci sono fra le 6000 e le 7000 lingue parlate nel mondo? Un numero davvero notevole non trovate?!
Nel corso della storia, a partire dagli uomini primitivi fino all’ultimo bambino che sta nascendo in questo preciso momento, la possibilità di comunicare è sempre stata una profonda necessità dell’essere umano.
Ma in quanti modi comunichiamo? Se siamo particolarmente espressivi basta uno sguardo, un pittore si esprime con i colori, un ballerino con il proprio corpo, anche il silenzio è una forma di comunicazione. Sembrerebbe perciò che in un modo o nell’altro a tutti sia data la possibilità di poter esprimere e condividere i proprio pensieri, i propri bisogni, le proprie emozioni.
Tuttavia ad oggi sappiamo che più del 5% della popolazione presenta disabilità legate alla comunicazione e ciò interferisce significativamente con lo sviluppo cognitivo e relazionale. Questo accade perché entrare in contatto con gli altri non è solo una capacità ma diventa una vera e propria necessità. Immaginate allora di non riuscire a poter esprimere ciò che provate, immaginate che esista un muro invisibile ma presente tra voi e il mondo…frustrante vero?!
Per comunicare con alcuni bambini che ho avuto la fortuna di incontrare ho dovuto imparare una nuova lingua, un nuovo sistema comunicativo. Questo sistema prende spunto da ciò che c’è di più semplice e immediato, da ciò che anche nelle caverne dell’era preistorica veniva utilizzato per comunicare: il simbolo.
Grazie a questi bambini ho conosciuto la CAA.
Cerchiamo allora di capire meglio di cosa stiamo parlando.
1) CHE COS’E’ LA CAA?
(Comunicazione Aumentativa Alternativa)
La CAA è un sistema comunicativo alternativo che permette di compensare una disabilità comunicativa temporanea o permanente. Non sarebbe corretto considerarla una tecnica ma più come un sistema flessibile e dinamico che si adatta alle caratteristiche di chi ne usufruisce esattamente come un vestito viene cucito addosso ad un manichino. E’ il tessuto che segue le linee del corpo e non il contrario.
2) IN CHE COSA CONSISTE?
E’ un sistema di comunicazione che può includere simboli o immagini accompagnati dalla parola che li rappresentano. Questo permette ai due partner comunicativi di comprendersi a vicenda. Il bambino riconosce e indica le immagini, l’interlocutore può leggerle. L’utilizzo del simbolo è qualcosa che ci appartiene nel profondo. Se ci pensiamo le emoticon che usiamo nei telefoni cellulare altro non sono che simboli usati per comunicare uno stato d’animo, un’emozione. Tutti stiamo già comunicando con la CAA.
Siete un po’ curiosi di vedere come si compongono questi bellissimi simboli? Ecco qui:
Semplici, immediati, stimolanti!
Proprio perché la CAA è un sistema comunicativo flessibile e dinamico, la messa in campo di questa modalità comunicativa non è da considerarsi utile solo per quel 5% di persone che presentano deficit comunicativi. E’ stato dimostrato quanto, in assenza di disabilità, la CAA non inibisca ma al contrario stimoli la naturale competenza comunicativa del bambino. Non cadiamo perciò nell’errore di considerare che questa modalità sia destinata solo a quel 5%. Un bambino può riconoscere il simbolo e indicarlo, ed io lo leggo, verbalizzando così ciò che insieme stiamo condividendo. Insieme costruiamo una rete di significati con lo scopo di rendere la nostra interazione autentica.
…
“Ricordo la prima volta che vidi i simboli e la prima volta in cui un bambino mi indicò la pagina dove erano stampati tutti i colori dell’arcobaleno e non solo. Ero inesperta all’inizio e non conoscevo bene i suoi interessi così andai a prendere i pastelli, pensai volesse colorare. Quando glieli misi davanti lui iniziò a ridere, una risata fragorosa di quelle che ti rivolgono quando cadi dalle scale o quando fai un’imbarazzante figura. Lui voleva semplicemente giocare a “Strega comanda color”. Ma io, presa dalla fretta di dover rispondere alla sua richiesta, non gli diedi nemmeno il tempo di indicarmi i simboli che rappresentavano proprio quel gioco: in questo modo avrei capito! Non vi nego che in quel momento mi sentii una stupida ma la sua risata mi aveva insegnato qualcosa e da quel momento le nostre conversazioni divennero sempre più efficaci”.
3) CHI SONO I DESTINATARI DELLA CAA?
- Persone con disabilità comunicativa permanente.
- Persone con disabilità comunicativa comparsa a seguito di un trauma, sclerosi multipla, afasia grave, ictus.
- Persone che si trovano in situazioni in cui la capacità comunicativa è temporaneamente preclusa (terapia intensiva o pronto soccorso) .
- Persone straniere che si approcciano per la prima volta alla lingua italiana.
Non pensiate che sia così scontato indicare il simbolo e leggerlo. La comunicazione non è mai stata e mai dovrà essere data per scontata. Per questo motivo “Il Centro Sovrazonale di comunicazione aumentativa” di Milano e Verdello è sicuramente uno dei punti di riferimento per molte famiglie, per molti bambini, per molti educatori, insegnanti, logopedisti e professionisti sanitari che vogliono approfondire questo tema.
Per rimanere aggiornati rispetto al mondo della CAA visitate la pagina web del Centro Sovrazonale cliccando qui
Potrei scrivere altre dieci pagine sull’utilizzo della CAA, per fortuna la letteratura è vasta e il materiale informativo non manca. Come ultima informazione, ma non meno importante, vi scrivo un elenco di cosa permette di fare in concreto la CAA se usata correttamente, con consapevolezza e coscienza.
Anzi, niente parole, usiamo i simboli:
Il 23 aprile 2018 sarà la giornata mondiale del libro. Ma qual è il legame tra la CAA e i libri e quindi il motivo di questo articolo?
Il mio desidero di raccontarvi degli
INBOOK, libri scritti in simboli!

Qual è un’esperienza fondamentale per il bambino nei primi mesi di vita? Sicuramente la lettura ad alta voce di libri illustrati. E’ l’ascolto della stessa storia ripetuto più volte che permette al bambino di poter cogliere sempre più sfumature, di poter aumentare le connessioni, di poter provare emozioni che, all’interno di una storia illustrata, non mancano mai.
Quanto è piacevole trovarsi nella propria cameretta, luce soffusa, con la voce della mamma o del papà che ti conducono in terre lontane dove animali parlanti vivono le loro magiche avventure. Non importa se all’inizio il bambino è troppo piccolo per capire tutte le parole, il suo cervello verrà comunque stimolato.
La lettura è una coccola irrinunciabile, leggere è un diritto di tutti!
Ecco perché da 15 anni un team di esperti lavora per tradurre in simboli i libri che all’inizio erano destinati a quei bambini che presentavano una disabilità comunicativa ma che oggi sono entrati con ogni diritto nelle scuole, nelle librerie, nelle biblioteche per essere letti da chiunque lo desideri. Tradurre un libro in simboli non è semplice, la traduzione deve essere fatta a “misura di bambino”: la sintassi può essere più o meno complessa, gli stessi simboli possono essere più o meno immediati, la struttura del testo può essere più o meno elaborata. Il messaggio è questo:
ad ogni bambino il suo libro!
…
“Quando ho avuto la mia esperienza estiva con questo bambino che utilizza la CAA accadeva che ogni sera prima di andare a dormire lui sceglieva il libro che voleva gli leggessi in quel momento per incontrare il sonno. Ne aveva più di una decina tra cui scegliere, io glieli mostravo uno alla volta aspettando una sua risposta:
…alla fine erano sempre quei tre che sceglieva. Se questo non è comunicare!”
COME SI LEGGONO QUESTI LIBRI?
1)
L’adulto indica uno alla volta i simboli che, come avete visto, sono riquadrati e nello stesso momento in cui li indica li verbalizza a voce alta.
2)
La voce dell’interlocutore deve essere chiara, vivace e accattivante: insomma non deve annoiare altrimenti l’attenzione del bambino verrebbe a mancare facilmente. E noi non vogliamo certo annoiarci, giusto?!
…
“Potete credermi, questo accade davvero. Mi è capitato di dover leggere una fiaba ad un bambino e di non rendermi conto che la mia lettura era troppo “piatta”. Sul finire della pagina fu proprio lui a prendermi la mano, impugnare il mio dito per riportarmi all’inizio della storia. Avevo capito quello che mi stava comunicando: la mia lettura era troppo noiosa. Stavo parlando di leoni nello stesso modo in cui si parla di verdura, aveva ragione lui!”
3)
Dove leggere? E’ importante che chi legge e chi ascolta siano entrambi a proprio agio. Per coinvolgere il bambino i simboli devono essere ben visibili.
4)
Quando leggere? Per essere davvero efficace la lettura dovrebbe diventare una routine quotidiana, un tempo da dedicare al rilassamento rispetto ai ritmi frenetici della quotidianità a cui siamo abituati. Piccole routine rassicurano il bambino.
5)
Ogni quanto leggere? Non si può decidere a priori quanto leggere nell’arco di una giornata. Un consiglio? Sintonizzatevi sulle richieste del bambino, avrete la sua attenzione e la sua partecipazione sarà attiva.
Avete voglia di sperimentare qualche lettura di questo tipo?
Potete scaricare qui di seguito un pdf che vi permetterà di accedere alla bibliografia aggiornata degli inbook: cercate il VOSTRO libro!
Bibliografia Inbook
In questo articolo ho utilizzato circa 1600 parole per parlare di comunicazione. In fin dei conti, però, la verità è che le parole più efficaci e ben utilizzate sono quelle che si trasformano in azioni concrete e reali. Ricordate il titolo dell’articolo?
…DEDICATO A CHI NON HA VOCE…
Cerchiamo di non sprecare il dono che abbiamo di condividere e comunicare con coloro che fanno parte della nostra quotidianità.
Quale può essere un primo passo per evitare questo spreco?
Alla prima persona cara della vostra vita che incontrerete dopo aver finito di leggere questo articolo RIVOLGETEGLI parole gentili, parole d’amore, parole di conforto.
Siete artisti? Disegnate per qualcuno!
Siete cantanti? Cantate per qualcuno!
A chi non ha voce dite:
e lui vi risponderà:
-Shake your mind-
-Alessia-

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