
La felicità attraverso la comunità: l’esperienza del Cohousing
Se ti chiedessero cosa sia per te la felicità, cosa risponderesti? Ritengo che le risposte possano essere tante e tutte altamente soggettive: creare una famiglia, realizzarsi con il proprio lavoro, un viaggio alla scoperta di luoghi sconosciuti, aiutare gli altri, sentirsi parte di qualcosa, assaporare l’amicizia nella sua essenza, suonare uno strumento musicale…
Da un punto di vista sociologico, il World Values Survey (WVS) è un progetto di ricerca globale che esplora i valori e le fedi delle persone, di come esse cambiano nel tempo e quale impatto sociale e politico abbiano. Questa ricerca viene effettuata da una rete mondiale di scienziati sociali che dal 1981 hanno condotto indagini in quasi 100 nazioni. Il WVS è l’unica fonte di dati empirici riguardo gli atteggiamenti tenuti dalla maggioranza della popolazione mondiale. Le ultime ricerche effettuate hanno provato a rilevare da quali fattori derivi la felicità. E’ emerso, tra le tante analisi svolte, che la felicità derivi anche dal senso di comunità e appartenenza. Senza dubbio coloro che scelgono di vivere in un cohousing e diventare quindi cohouser sono guidati da questi valori che diventano delle vere e proprie scelte di vita.
E’ il nord Europa la culla di questa forma innovativa di abitare, che si può tradurre come condivisione residenziale. Nel 1972 in Danimarca, da un progetto dell’architetto Jan Godmand Hoyer, viene realizzata la comunità di Skraplanet, una condivisione residenziale per ventisette famiglie. Le esperienze di cohousing possono essere molto diverse tra loro ma hanno dei denominatori comuni: il tipo di architettura degli spazi, la gestione abitativa e soprattutto il processo di progettazione condiviso. Il cohousing di oggi sta facendo emergere il desiderio di tessere nuovamente fili con le persone, aspetto che negli ultimi anni ha lasciato posto alla chiusura e all’isolamento, alla disgregazione dei legami sociali. La famiglia contemporanea adesso propone molteplici modelli tra cui nuclei monogenitoriali, coppie senza figli, genitori separati e single. La vita, fortunatamente, si è allungata e aumentano gli anziani. Si vive in città con ritmi frenetici e il tempo che non basta mai, i bisogni sono sempre più articolati, gli impegni sono tantissimi e la società ha fatto diventare ognuno di noi dei grandi giocatori di tetris, abili compositori di puzzle per riuscire ad organizzare la giornata. Il cohousing può essere una risposta a tutti coloro che non hanno una rete di supporto su cui contare. Molti non trovano un aiuto all’interno della famiglia come avveniva nel passato. Altri scelgono questa forma di abitare perché credono nei valori su cui si fonda, il desiderio di comunità, di legame sociale, di aiuto reciproco. La struttura può essere costruita da zero oppure possono essere recuperati siti dismessi da riqualificare. In Italia i cohousing combinano l’autonomia dell’abitazione privata con i vantaggi di servizi, risorse e spazi condivisi come la lavanderia, il micronido, il laboratorio per il fai da te, le stanze per gli ospiti, orti e giardini, la sala delle feste con cucina professionale, la palestra, la piscina, l’internet cafè, gli spazi di coworking, con benefici dal punto di vista sia sociale, sia economico, sia ambientale. Il risultato si traduce in qualità della vita, relazioni positive e stabili tra i cohouser e con il quartiere e la città di appartenenza, economie di scala sostenibili.
Per essere più chiara nella descrizione, come nell’articolo precedente, porto alla vostra attenzione due esempi di cohousing italiano, tra i tanti che sono nati e stanno crescendo negli ultimi anni. Base Gaia di Milano e La Corte dei Girasole di Vimercate (MB). In entrambi i casi le famiglie coinvolte hanno iniziato insieme un percorso di progettazione partecipata con il supporto di esperti. A Milano sono presenti, per esempio, Housing Lab (HousingLab) e Cohousing.it (Cohousing.it).
Base Gaia
E’ un progetto i cui protagonisti sono dieci nuclei familiari di Milano e provincia che si sono uniti per costruire un cohousing che realizzasse un modo di abitare consapevole, la cui linfa vitale fossero i rapporti di vicinanza, le relazioni amicali e abbracciando stili di vita economicamente ed ecologicamente sostenibili. Base Gaia persegue i valori di sostenibilità, solidarietà, economicità, socialità e partecipazione. Ogni progetto realizza i servizi in base ai desideri e alle necessità dei cohouser. Per esempio, in questo caso, ogni nucleo vivrà in un appartamento privato e avrà diversi spazi condivisi: un auditorium, un cinema-teatro, lo spazio bimbi con una grande sala giochi, una biblioteca con spazio co-working, la lavanderia, il giardino e un terrazzo solarium, un pulmino condiviso per spostarsi. Vi consiglio di visitare il sito per scoprire altre curiosità: BaseGaia
La Corte dei Girasoli
Questo è il primo progetto di cohousing promosso da una Pubblica Amministrazione in Italia. A seguito di un bando per l’assegnazione di un terreno, le future famiglie di cohouser costituiscono l’ associazione di promozione sociale “La Corte dei Girasoli”, partecipano al bando e si aggiudicano l’assegnazione. Nei progetti di cohousing, infatti, i soggetti coinvolti sono i destinatari ma soprattutto i promotori. Il progetto è nato intorno ad un concetto di abitare socializzante, ecologico e solidale. L’architettura e le tecnologie sono al servizio delle persone attraverso un condominio che aggrega e favorisce il dialogo e la condivisione. Il progetto mette al centro i cittadini che vogliono vivere in modo attivo e partecipe il territorio e si fanno promotori, anche attraverso gli spazi architettonici a disposizione, di iniziative e servizi alla cittadinanza. La tecnica costruttiva e gli impianti sono stati scelti secondo i criteri della sostenibilità ambientale. Vi consiglio di visitare il sito LaCortedeiGirasoli, per scoprirne di più e sfogliare un simpatico album fotografico che mostra come i bambini vedano il cohousing!
L’abitare e la casa sono da sempre temi salienti della Milano Design Week che inizia domani, Martedì 17 Aprile e termina Domenica 22 Aprile. Ogni quartiere prenderà nuova forma in un vortice di mostre e installazioni disseminate in giro per le vie meneghine. E’ il Fuori Salone, l’insieme degli eventi distribuiti in diverse zone di Milano che avvengono in corrispondenza del Salone Internazionale del Mobile ed appuntamento cui ogni anno non si può mancare! Di seguito il link per consultare il programma: FuoriSalone2018
In tema abitare, vi consiglio la mostra Inhabits, in zona Sant’Ambrogio Design District. Un’esposizione dedicata alle house units, che propone moduli abitativi innovativi, leggeri ed autosufficienti, un concentrato di design ed architettura, tra tecnologia soluzioni alternative e innovative per l’abitare domestico e per vivere gli spazi urbani. In piazza Duomo, di fronte a Palazzo Reale, invece il Salone offrirà alla città il progetto Living Nature. La natura dell’abitare. In un unico ambiente, concepito con criteri di risparmio energetico, verranno racchiusi quattro microcosmi naturali e climatici che permetteranno alle quattro stagioni dell’anno di coesistere nello stesso momento, l’una accanto all’ altra. Questo progetto ha un grande valore iconico, evocativo ed esperienziale. Ma gli obiettivi ultimi sono da un lato la riconciliazione tra gli spazi domestici, urbani e la natura e, dall’ altro, la proposta di soluzioni sostenibili e realmente applicabili.
Per me il Fuori Salone, avendo un fidanzato designer, è da molti anni un appuntamento fisso dell’anno. Anche quest’anno non mancherò e sono sicura sarà più stimolante e interessante perché lo vivrò con un occhio più attento verso i temi dell’abitare e dell’evoluzione delle città. Voi ci andrete? Io non vedo l’ora!
– Shake your Mind –
Martina

KISSING DAY... BACIAMI OGGI!!

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