
L’housing sociale: la nuova frontiera dell’abitare tra sperimentazione e innovazione
Che cos’è l’housing sociale?
In questo articolo, come nello scorso, apro l’argomento con un quesito. Questa domanda mi accompagna ogni qualvolta cerchi di spiegare al fortunato interlocutore del momento quale sia il mio lavoro. La mia cara nonna Dina elencando ai suoi parenti le professioni dei suoi nipoti (avvocato, stilista, studente…) quando arriva il mio turno si lancia in un generico “si occupa di casa”, oppure azzarda una “è sociologa” (per tagliare corto, essendo laureata in Sociologia), il che non è ugualmente chiaro ai più. La voglia, quindi, di raccontare e fare conoscere quella che è la materia che quotidianamente fa parte del mio lavoro, mi ha spinta a iniziare questo entusiasmante e inaspettato progetto.
Il mio desiderio oggi è spiegarvi dal mio punto di vista questo sconfinato campo di esperienze riunite nel concetto di housing sociale, che è ormai alla base del dibattito sul futuro delle politiche abitative e porta con sé un grande potenziale di ricerca e motivo di indagine. L’argomento è molto vasto, cercherò di fornire una spiegazione ampia e quanto più chiara, per poi raccontare due esempi di esperienze locali.
Il termine housing sociale si può letteralmente tradurre in “abitare sociale”. La qualificazione “sociale” si riferisce sia all’inclusività verso soggetti che esprimono forme sempre diverse di bisogno abitativo sia ad una modalità diversa di abitare, maggiormente rispondente alle esigenze e alle aspettative di una società complessa e in continua trasformazione (Tosi, 1994a).
Nella prima prospettiva gli interventi di social housing propongono soluzioni, anche temporanee, per cercare di dare una risposta sempre più articolata ai vari bisogni abitativi espressi. Ad oggi sono tante le famiglie e le persone che non riescono a trovare una dimensione abitativa sostenibile sul libero mercato ed adeguata alla propria condizione e alle proprie possibilità.
Nella seconda prospettiva, la dimensione sociale rimanda alla sperimentazione di proposte più innovative di nuove forme di abitare che partono dal protagonismo degli abitanti. Si riafferma l’importanza dei contenuti di socievolezza dell’abitare (Simmel, 1997). Cresce l’esigenza da parte delle persone di riappropriarsi dei propri contesti di vita con lo slancio di prendere parte all’azione di rigenerazione urbana e abitativa. Da questo punto di vista, l’analisi del cambiamento in corso non può che partire da una messa in discussione dei significati tradizionali dell’abitare e del suo oggetto: la casa. (Bronzini, 2014).
Questo campo di sperimentazioni crea le condizioni per un cambiamento di paradigma, il passaggio da “politiche per la casa” a “politiche per l’abitare”. Queste ultime sono chiamate a garantire ai cittadini non solo l’accesso a un alloggio dignitoso, ma anche il diritto a vivere in un contesto “sostenibile”, sotto il profilo ambientale e sociale. (Bronzini, 2014).
Sotto al cappello di housing sociale fanno riferimento programmi molto diversi tra loro. In linea con le due prospettive sopracitate vi introduco due progetti che hanno avuto molto successo in Italia, in particolare a Milano: Cenni di Cambiamento e Villaggio Barona.
Cenni di Cambiamento
Il progetto è stato inaugurato nel 2013 e il nome prende ispirazione dalla vicina via Quinto Cenni, utilizzando la parola Cenni con l’accezione di cenno, ossia la volontà di compiere un primo passo verso cambiamenti positivi.
E’ il più grande progetto residenziale realizzato in Europa che utilizza un sistema di strutture portanti in legno. Il complesso si compone di 124 alloggi di diverse dimensioni in classe energetica A. Ciò significa risparmiare e soprattutto non contribuire allo spreco di risorse energetiche. L’intervento offre appartamenti a prezzi contenuti e una soluzione abitativa innovativa che si basa sulla cultura dell’abitare sostenibile e collaborativo. I destinatari di questo intervento sono principalmente i giovani, intesi sia come nuovi nuclei familiari che come single in uscita dalla famiglia d’origine. Il progetto prevede inoltre l’inserimento di una serie di servizi collettivi, spazi ricreativi e culturali ed attività dedicate ai giovani, con l’obiettivo di creare le condizioni ottimali per la formazione di una rete di rapporti di buon vicinato solidale.
Attraverso questo progetto si è voluta costruire la possibilità di offrire un’alternativa con canoni di locazione calmierati a tutti coloro che non riescono a trovare una risposta di locazione nel libero mercato ma soprattutto trasmettere un nuovo significato di abitare, che va oltre alle quattro mura della propria casa.
Vi consiglio di esplorare il sito CennidiCambiamento, per approfondire questo progetto e le sue peculiarità.
Villaggio Barona
Il Villaggio ha fatto da apripista ai progetti milanesi di housing sociale con la riqualificazione urbana di uno spazio dismesso di 40.000 mq lasciato da Attilio Cassoni, imprenditore petrolifero che lo usava come deposito per i carburanti. Con l’intento di avvicinare la comunità locale al processo di trasformazione di un’area che per molti anni è rimasta chiusa al quartiere, sono stati coinvolti gli abitanti in un percorso di progettazione partecipata che li ha visti presenti a una serie di incontri strutturati, manifestazioni pubbliche e momenti di festa. Il progetto si articola su cinque principali ambiti funzionali, progettati e ora pienamente vissuti da tutti gli abitanti del quartiere e non solo!
Sono presenti attività di servizio alla persona, iniziative di assistenza e di accompagnamento sociale (anziani, bambini, immigrati, disabili fisici, ecc…) oltre a una palestra aperta al vicinato. Le residenze sociali, ossia le abitazioni, sono 82 e prevedono 4 fasce di canone di affitto agevolato. Sono prevalentemente destinate a persone e famiglie in situazione di bisogno o che operano nei vari servizi del Villaggio. Le attività commerciali quali i negozi, l’asilo nido, bar, ristoranti, sono collocate all’interno del complesso e aperte alla città. Dentro al Villaggio, la cooperativa sociale La Cordata gestisce il pensionato sociale integrato, Hotel Residence Zumbini 6, una struttura con 120 posti letto. La Cordata, cooperativa sociale in cui attualmente lavoro sotto l’area Housing Sociale, si occupa da molti anni di accoglienza e servizi per l’abitare in un ottica di integrazione, sviluppo e innovazione. Infine un grande parco ad uso pubblico, di circa 27.000 mq, funge da spazio di connessione tra le diverse unità edificate e come raccordo tra il Villaggio ed il quartiere.
Vi consiglio di esplorare il sito VillaggioBarona, per scoprire il luogo e la bellezza di tutte le iniziative che quotidianamente animano con grande dinamicità il Villaggio!
Queste che ho accennato sono solo due delle molteplici esperienze che in Italia nutrono la folta compagine di progetti di housing sociale. Il prossimo articolo sarà dedicato al cohousing. Tema molto attuale in quanto solo qualche mese fa è stata inaugurata BASE GAIA a Milano, il primo cohousing nato da un processo auto organizzato dai futuri abitanti! Ne hai sentito parlare? Non perdere il prossimo articolo!
– Shake your Mind!-
Martina
Fonti: La mia tesi di laurea. Bronzini, M. (2014), Nuove forme dell’ abitare, Roma, Carocci Editore

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