
Milano Fashion Week, tra celebrazione del made in Italy e sostenibilità.
Iniziamo questa nuova settimana parlando di moda. Da domani, Martedì 20 Febbraio fino a Lunedì prossimo, Milano sarà al centro dell’attenzione grazie agli eventi, alle sfilate e alle presentazioni che si susseguiranno ad un ritmo serrato, durante la Settimana della Moda. Il capoluogo lombardo è pronto ad accogliere centinaia di persone da tutto il mondo per celebrare il made in Italy e scoprire le tendenze della prossima stagione Autunno/Inverno 2018/2019.
Se siete della zona vi segnalo una mostra che ha tutte le caratteristiche per essere molto interessante: “Italiana. L’Italia vista dalla moda 1971-2001” curata da Stefano Tonchi e Maria Luisa Frisa, presso il Palazzo Reale e aperta al pubblico da Giovedì 22 Febbraio, fino a Domenica 6 Maggio.
Questa mostra analizza i vari aspetti estetici e sociologici della moda, lo scambio reciproco che da sempre esiste tra moda e società e ciò che ha permesso il successo del made in Italy, narrando i trent’anni d’oro per il nostro Paese. Inizia con il 1971 perchè è l’anno della prima sfilata di Albini a Milano, evento che segna la nascita del prêt-à-porter e si conclude con il 2001 perchè è l’anno dei cambiamenti del mercato globale dopo la tragedia dell’11 Settembre. Il percorso studiato sembra essere molto interessante, non è il banale ordine cronologico ma è diviso in nove stanze tematiche con pezzi d’arte, fotografia, design e moda, a testimonianza della contaminazione e del legame che esiste tra loro. E’ un’occasione unica per vedere pezzi d’archivio delle più prestigiose case di moda ma anche per celebrare i sessant’anni della Camera della Moda Italiana, un organismo da sempre vitale per lo sviluppo del made in Italy e che da qualche tempo a questa parte si sta impegando dal punto di vista della sostenibilità.
Infatti sul loro sito trovate il Manifesto della sostenibilità per la moda italiana che si pone l’obiettivo di “tracciare una via italiana alla moda responsabile e sostenibile e di favorire l’adozione di modelli di gestione responsabile lungo tutta la catena del valore della moda a vantaggio del Paese”. Se la CNMI ha sentito la necessità di realizzare questo manifesto con dieci punti per guidare le imprese italiane a porre una maggiore attenzione riguardo gli aspetti ambientali e sociali è perchè il mondo della moda che ci viene mostrato attraverso le sfilate durante la Fashion Week, è solo un lato della medaglia, dall’altra parte troviamo inquinamento, sfruttamento delle risorse e spesso anche della manodopera. Ma questo non lo mostra nessuno, la maggior parte dei consumatori non è informata e spesso si accontenta d’indossare gli abiti che vede sulle passerelle senza chiedersi come siano stati realizzati, da chi e in quali condizioni.
A tal proposito vorrei condividere con voi una mia considerazione che spero vi farà riflettere o quanto meno vi darà un diverso punto di vista. Pensavo a come fosse cambiata la percezione della Settimana della Moda negli anni e ricordo che fino a circa dieci anni fa le sfilate erano così irraggiungibili per chi, come me ai tempi, era una ragazzina appassionata di moda, tanto che l’unico modo per vedere qualcosa era aspettare che ne parlassero al telegiornale o che uscisse una delle riviste di moda con l’inserto “sfilate”, non esistevano Facebook e Instagram e i brand non avevano un canale YouTube.
Mi ricordo ancora che un anno, per assistere alla sfilata di Moschino P/E 2008, ho lavorato, grazie ad un’amica, come cameriera per il catering dell’evento e dopo aver servito tutti gli ospiti, siamo salite in cima alle scale che affacciavano proprio sulla passerella e abbiamo visto tutta la sfilata come fossimo state in prima fila. Se non sbaglio alla fine non mi avevano neanche pagato, ma è stata un’esperienza talmente soddisfacente che è valsa tutti i dolori alle braccia dei giorni successivi.
Oggi, invece, le sfilate non sono più così esclusive, o almeno ci sono molti modi per poterle vedere in tempo reale, pensate ad esempio alla trasmissione in diretta su diverse piattaforme on-line che con un clic permettono di goderti lo show davanti allo schermo del computer, alcuni marchi hanno siti internet dedicati allo streaming della sfilata o utilizzano le funzioni di diretta dei social network e spesso postano anche le immagini di backstage, rendendo i contenuti accessibili a chiunque. A questo si aggiunge la figura “dell’influencer” che è sempre presente ad ogni sfilata e condivide, soprattutto su Instagram, quello che vede dandoci l’impressione di essergli accanto.
In questo senso i marchi si sono avvicinati ai consumatori, hanno tolto una barriera, dando a tutti la possibilità di sentirsi parte di un mondo esclusivo, ma non sarebbe bello se condividessero così anche le informazioni riguardo la filiera produttiva e i materiali che utilizzano? Intendo proprio le immagini dei laboratori di produzione, per assicurarci che sia davvero tutto made in Italy. So perfettamente che è impossibile condividere tutto ma se non hanno niente da nascondere perchè non iniziare a rendere la filiera più trasparente e dare delle riposte con immagini concrete a chi vuole sapere di più riguardo ciò che indossa a contatto con la pelle, tutto il giorno, tutti i giorni? Invece quella barriera non l’hanno ancora tolta, ma dobbiamo essere fiduciosi, dal 2011 (quando ho iniziato a lavorare) ad oggi, ho visto un grande miglioramento e un interesse maggiore verso la sostenibilità da parte dei consumatori ma anche delle aziende.
L’unico consiglio che oggi mi sento di darvi e quello di prediligere sempre i prodotti made in Italy, verificando l’etichetta di composizione dove, per legge, deve essere indicato il paese di produzione e se iniziate ad informarvi scoprirete che esistono diverse realtà (ora me ne viene in mente solo una.. CARLOTTA REDAELLI #bioattitude 🙂 ) che utilizzano tessuti biologici i quali non hanno niente da invidiare ai tessuti tradizionali (di questo però ne parleremo in un altro articolo).
Infine voglio celebrare anche io il made in Italy, condividendo con voi uno degli outfit della mia ultima collezione che più rappresenta tradizione e innovazione, quello che per me è oggi la moda made in Italy.

-Shake your Mind-
Carlotta

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